Hai deciso di intraprendere un percorso di formazione in osteopatia e sei curioso di sapere come funziona un trattamento osteopatico?
O magari vuoi avvalerti delle metodiche dell’osteopata ma non sai come si svolgerà la seduta e non sai cosa aspettarti?
Bene, vediamo come si compone una visita da un vero professionista in osteopatia.
Fase 1 – Accoglienza
Anche se non salta molto all’occhio, l’accoglienza dell’utente è una fase fondamentale, lo studio deve diventare un ambiente piacevole, privato dove si possono abbassare le difese.
Un ottimo osteopata (ma un qualunque bravo professionista) accoglie alla porta dello studio e fa accedere fino ad arrivare ad una poltrona dove partirà la prima vera e propria fase.
Evitare l’aspetto del professionista distaccato e sapiente a volte è l’arma vincente, e cercare di entrare in contatto con l’utente in maniera professionale ma comunque accogliente ed empatica sarà la chiave del successo in termini di relazione.
Fase 2 – L’Anamnesi prima del trattamento osteopatico
Per definizione “Treccani” : “Storia clinica di un infermo, raccolta dal medico direttamente o indirettamente come elemento fondamentale per la formulazione della diagnosi;”
Anche in questa fase è importante entrare a contatto con le persone, magari trovando dei punti comuni, in modo da rimuovere eventuali barriere, mostrandosi empatici.
Ovviamente l’osteopata non deve perdere mai il ruolo, ci deve essere pur sempre un rapporto lavorativo-professionale.
Tramite la raccolta dei dati clinici dell’utente è possibile risalire ad eventuali situazioni patologiche che prevedano prima l’intervento di un medico specialista, e poi eventualmente un intervento osteopatico.
Capita spesso che l’osteopata venga preso (erroneamente) come una figura di primo contatto, e si trovi quindi a dover fronteggiare situazioni patologiche che necessitano indagini approfondite.
Pertanto provvederà al rinvio al medico competente.
Fase 3 – Elegibilità al trattamento osteopatico
Al fine di preservare la salute dell’utente il bravo professionista dovrà tener conto di tutti i parametri vitali, e delle eventuali cause patologiche del motivo della visita, scongiurando quindi rischi al trattamento.
Una volta conclusa questa fase valutativa l’osteopata potrà proseguire con la sua manipolazione
Fase 4 – valutazione osteopatica
Tramite i dati appresi in anamnesi, l’atteggiamento dell’utente, la sua postura e vari altri fattori,
l’osteopata procederà con la sua valutazione manuale, ricca di test, tutti orientati alla ricerca del miglior status di salute.
Una volta compresa la situazione, si procederà con il trattamento
Fase 5 – il trattamento osteopatico
Il trattamento dell’osteopata è troppo spesso associato a tecniche con il fatidico scrocchio, o in gergo HVLA (High Velocity Low Amplitude) ma non è assolutamente l’unica metodica di manipolazione.
Un numero considerevole di persone hanno timore riguardo questo tipo di manipolazione, è bene quindi rassicurare che non è il solo metodo di intervento, e che comunque non presenta rischi trovandosi nelle mani di un professionista esperto.
Se vuoi saperne di più rispetto alle conseguenze dello scrocchio ti consiglio di leggere questo articolo
Tra le varie metodiche manipolative nel bagaglio esperienziale dell’osteopata esistono anche approcci meno ad effetto, ma con risultati a volte superiori:
- Manipolazioni viscerali
- Approcci sul sistema fasciale, muscolare, tendineo
- Tecniche in ambito cranio sacrale
- Tecniche articolatorie, legamentose
Nessuna di queste tecniche presenta scroscio articolare, e solitamente l’utente è più disponibile a subire il trattamento.
Fase 6 (conclusiva) – il management
Il Management finale molto spesso è fondamentale per l’instaurazione di un rapporto operatore-utente adeguato. Si può tradurre come la consulenza conclusiva del trattamento.
È importante dare attenzione al tipo di lavoro che si è svolto in modo che sia comprensibile, alle motivazioni e al piano di intervento da intraprendere. L’utente deve uscire dallo studio consapevole di cosa ha ricevuto e di tutti i perché anatomo-fisiologici.
Va incitato l’utente a cambiare le azioni e lo stile di vita che ha portato a quella situazione disfunzionale e dolorifica magari indirizzandolo ad una figura competente.
Queste piccole attenzioni sono la più grande distinzione per un professionista di ogni settore ma acquisiscono sempre più valore quando si parla di un ambito benessere-sanitario.
Effettuare un trattamento che sia utente-centrico è la più grande differenza rispetto alla medicina allopatica che invece tiene conto della patologia. Instaurare un rapporto con l’utente è esattamente ciò che permette allo stesso di fidarsi, di tornare e di seguire ogni consiglio mirato alla risoluzione della problematica.