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Osteopata: Formazione e Carriera

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Se sei interessato a diventare osteopata, o questa professione ti incuriosisce, scoprirai che offre opportunità concrete per la tua carriera lavorativa. Pur essendo una professione in ambito medico, non è necessaria la laurea per iniziare la formazione.

Cos’è l’osteopatia

L’osteopatia è un approccio olistico alla medicina che si concentra sul sistema muscolo-scheletrico. Si basa sulla teoria che l’allineamento strutturale, la mobilità e la funzione del corpo sono interdipendenti e si influenzano a vicenda.

La pratica dell’osteopatia si concentra sul trattamento del dolore e di altri sintomi attraverso la manipolazione manuale della colonna vertebrale e delle articolazioni.

La cosa importante è che l’osteopatia tratta il corpo nel suo complesso, non solo i sintomi o la malattia.

Nella pratica si combinano diverse tecniche osteopatiche come la manipolazione della colonna vertebrale, il massaggio dei tessuti molli e la tecnica dell’energia muscolare in un unico piano di trattamento per affrontare problemi come la gestione del dolore o la riabilitazione delle lesioni.

Cosa fa l’osteopata?

L’osteopata è il professionista che si occupa di eseguire i trattamenti osteopatici. Nella sua professione utilizza una serie di tecniche per diagnosticare e trattare i pazienti con problemi muscolo-scheletrici.

Queste includono la palpazione (usando le mani per localizzare le aree di restrizione nei muscoli o nei tessuti molli), le tecniche ad energia muscolare MET (usando una pressione delicata per allungare i muscoli), la mobilizzazione articolare o osteopatia strutturale (manipolando le articolazioni) e l’osteopatia craniale (manipolando il cranio).

Dal lato pratico, gli osteopati possono risolvere molti problemi legati al sistema muscolo-scheletrico, tra cui dolori al collo, alla schiena, alle spalle, lesioni sportive, sindrome del tunnel carpale, mal di testa, sciatica, lesioni da colpo di frusta e lesioni da sforzo ripetitivo e molto altro.

Tutti questi disturbi sono in continuo aumento nella popolazione mondiale, e sono dovuti a una moltitudine di cause, per esempio una postura scorretta, scarsa attività fisica, stress cronico, tensioni e contratture. Un bravo osteopata si occupa di curare questi disturbi andando alla radice della loro causa e svolgendo un ruolo importante nella prevenzione.

Per approfondire le fasi del trattamento osteopatico leggi la nostra guida.

Osteopatia umana

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L’osteopatia umana è rivolta a trattare una serie di disturbi generali che colpiscono la maggior parte della popolazione. Eppure è possibile dedicarsi a categorie specifiche, lavorando con determinate tipologie di persone che necessitano di cure e attenzioni particolari.

Questa distinzione può creare ulteriori opportunità di carriera nel momento in cui si seguono le passioni e gli interessi personali, o si sfruttano studi e esperienze di lavoro già fatte, o ancora si identificano strutture con cui collaborare già presenti nel proprio territorio.

Osteopatia prenatale

Il corpo cambia radicalmente durante la gravidanza, sia all’interno che all’esterno, quindi è importante assicurarsi che tutto funzioni al meglio durante questo periodo.

Gli osteopati prenatali sono specializzati nell’aiutare le donne incinte a portare a termine la gravidanza alleviando i disturbi che possono conseguirne.

I loro trattamenti si concentrano sulla preparazione al travaglio e al parto, migliorando la postura, riducendo eventuali dolori, trattando eventuali lesioni esistenti e prevenendone di nuove. L’osteopatia prenatale lavora anche con le future mamme che hanno avuto precedenti complicazioni durante la gravidanza o il travaglio, come un parto cesareo o una disfunzione del pavimento pelvico.

Osteopatia pediatrica

L’osteopata che lavora con neonati e bambini collabora con la famiglia del bambino per valutarne i progressi e per elaborare un piano che lo aiuti a raggiungere le tappe fondamentali dello sviluppo.

Gli osteopati che lavorano con i neonati e i bambini vedono pazienti a partire dai 3 mesi di vita e fino ai 2 o 3 anni.

Quando lavora con i neonati, l’osteopata può notare i segni di un ritardo nello sviluppo, come quando un bambino non tiene la testa alta o non inizia a gattonare entro una certa età. Quando lavora con bambini più grandi, l’osteopata può trovare segni di scoliosi o curvatura della colonna vertebrale, che potrebbero indicare che il bambino ha una postura scorretta.

Un osteopata può anche aiutare a risolvere problemi di allattamento, coliche e reflusso, problemi del sonno, dentizione e altro ancora.

Osteopatia nello sport

Cosa fa un osteopata che lavora con gli atleti? Un osteopata che lavora in ambito sportivo può aiutare gli atleti a recuperare più velocemente dagli infortuni, ad aumentare il loro range di movimento e a migliorare la loro salute generale e le loro prestazioni. Può anche aiutare gli atleti a prevenire infortuni futuri, fornendo loro indicazioni su come mantenere una buona postura e rafforzare le aree deboli.

Osteopatia dell’età avanzata

Gli osteopati che lavorano con gli anziani si concentrano sui trattamenti per aiutare gli anziani a mantenere la loro mobilità e indipendenza durante l’invecchiamento. Spesso lavorano con pazienti affetti da patologie croniche o che soffrono di dolori che possono essere correlati a determinati farmaci assunti.

Un osteopata che lavora con gli anziani può anche aiutarli a mantenere una postura e un equilibrio corretti, il che può contribuire a prevenire le cadute e a ridurre al minimo il dolore causato da lesioni già esistenti.

Che differenza c’è tra un osteopata e fisioterapista?

Gli osteopati e i fisioterapisti possono risolvere molti problemi simili, ma queste professioni presentano alcune differenze fondamentali.

Gli osteopati hanno conseguito un diploma in osteopatia con formazione specifica per la diagnosi e nel trattamento dei disturbi muscolo-scheletrici. Si concentrano sul trattamento del dolore e sulla cura e prevenzione delle lesioni in persone di tutte le età. Per lavorare, l’osteopata usa esclusivamente le mani e non si serve di macchinari.

I fisioterapisti hanno conseguito una laurea triennale in fisioterapia, e svolgono trattamenti che aiutano a migliorare la mobilità e ad alleviare il dolore causato da sforzi muscolari o lesioni articolari. Anche i fisioterapisti hanno una formazione in medicina muscolo-scheletrica, ma si concentrano sulla riabilitazione piuttosto che sulla diagnosi. Aiutano i pazienti a recuperare da lesioni o interventi chirurgici utilizzando tecniche come il massaggio, la terapia del calore, magneto terapia e esercizi di stretching.

Osteopata e fisioterapista spesso collaborano negli stessi centri medici per trovare le soluzioni migliori e definitive ai disturbi del paziente.

Come diventare Osteopata?

Diploma in osteopatia a Roma

Cosa si studia per diventare osteopata? E’ possibile diventare osteopata senza laurea? Per rispondere a queste domande frequenti occorre fare una precisazione.

L’OMS stabilisce le linee guida e i requisiti per diventare osteopata in base al proprio livello di istruzione e suddivide il percorso formativo in Type 1 e Type 2.

Osteopatia Type 1, dedicato a chi non ha istruzione universitaria in ambito sanitario. Questo iter è aperto a diplomati alle superiori o laureati in materie non sanitarie, inoltre è aperto a terapisti della riabilitazione e altri operatori socio sanitari che abbiano conseguito un titolo professionale regionale.

Osteopatia Type 2, dedicato a chi è già formato in ambito medico con lauree triennali sanitarie, oppure a medici, chirurghi e odontoiatri.

Perciò chi non ha mai intrapreso un corso di studi sanitario può diventare osteopata senza laurea iniziando il percorso di tipo 1.

Chi ha già studiato in ambito medico sarà facilitato nel percorso di Tipo 2, inoltre se esercita già una professione sanitaria può migliorare la sua carriera grazie alla specializzazione in osteopatia.

Il corso di osteopatia dura 5 anni, full time per il Type 1 e part time per il Type 2.

Per conoscere nel dettaglio i corsi per osteopata a Roma di Educam clicca qui.

Opportunità di lavoro per un osteopata

Certamente ti starai chiedendo se vale la pena intraprendere un percorso di studi in osteopatia. Cinque anni di studi non sono pochi, ma il diploma in osteopatia può offrire opportunità eccellenti.

La buona notizia è che l’osteopatia è una disciplina in ascesa, non solo nella richiesta di corsi e percorsi professionali, ma soprattutto nella domanda di trattamenti e servizi da parte dei pazienti.

Un osteopata professionista può costruire una carriera di tutto rispetto e organizzare la sua attività in modo indipendente o in collaborazione con altri professionisti.

Un osteopata può aprire uno studio privato e organizzarsi con altri colleghi per ricevere i pazienti su appuntamento, oppure può anche esercitare la professione a domicilio, soluzione efficace per chi inizia e non ha grossi capitali da investire.

Oltre a questo, ci sono molte opportunità nella collaborazione con centri medici, fisioterapici, studi odontoiatrici, case di cura e cliniche private che cercano specialisti in osteopatia per ampliare la gamma dei loro servizi e quindi offrire più soluzioni ai propri pazienti.

Infine, consideriamo il settore sportivo, sempre più in ascesa, che necessita di osteopati esperti per supportare gli atleti di ogni età nel loro percorso formativo, nella prevenzione dei disturbi a carico dell’apparato muscolo scheletrico e nel recupero dopo un infortunio.

Se ti stai affacciando al mondo del lavoro, oppure già lavori in ambito medico scientifico ma non sei soddisfatto della tua carriera, la professione di osteopata può dare una svolta alla tua situazione professionale ed economica.

Conclusioni

Quella dell’osteopata è una professione in ascesa che assicura sbocchi professionali e opportunità di carriera.

I corsi per osteopata sono necessari a ottenere le nozioni teoriche e la pratica necessaria a iniziare la professione.

In base al proprio livello di studi, la professione di osteopata è adatta sia ai diplomati o laureati in tutte le discipline che si affacciano per la prima volta a questo settore, sia a laureati e specializzati in varie branche della medicina che vogliono ampliare le proprie conoscenze e aumentare le opportunità lavorative.

Se cerchi un percorso di studi per osteopatia a Roma, scegli i corsi di Educam.

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Il reflusso gastroesofageo e l’osteopatia

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La malattia da reflusso gastroesofageo consiste nella risalita di cibo, liquidi e succhi gastrici dallo stomaco all’esofago. L’esofago presenta una mucosa differente da quella dello stomaco e pertanto non è adatto a contenere sostanze fortemente acide, questo provoca irritazione, bruciore allo stomaco e allo sterno. 

Il GERD (malattia da reflusso gastro esofageo) è maggiormente frequente in occidente, e si stima che in media sia presente come condizione cronica in circa il 20/25% della popolazione mondiale.

Reflusso gastroesofageo

Breve cenno di anatomia e fisiologia

L’esofago è un tubo fibromuscolare che si estende dalla bocca fino allo stomaco.

Alla sua estremità inferiore troviamo il cardias, una valvola che permette l’ingresso del cibo ma evita la risalita dei succhi prodotti dallo stomaco (fortemente acidi).

Nella porzione inferiore dello stomaco troviamo il piloro, un’altra valvola che congiunge lo stomaco al duodeno, il primo tratto dell’intestino.

La parete dello stomaco è rivestita da un epitelio capace di sopportare un ambiente fortemente acido, cosa che invece non è presente all’interno dell’esofago, motivo per cui, si ha la sensazione di bruciore nel reflusso.

Sintomi associati al reflusso

Associati ai comuni sintomi il GERD può provocare tosse cronica, mal di gola, voce roca, eruttazioni, singhiozzo, alito cattivo. 

Inoltre creando tensione all’esofago si può instaurare una condizione di limitazione di movimenti del tratto cervicale e dolore allo stesso.

Sintomi meno comuni ma comunque possibili sono l’insorgenza di otiti, di cefalee, di broncospasmo e eventuali danni ai denti causati dall’acidità del contenuto gastrico.

Associati ai comuni sintomi il GERD può provocare tosse cronica, mal di gola, voce roca, eruttazioni, singhiozzo, alito cattivo. 

Inoltre creando tensione all’esofago si può instaurare una condizione di limitazione di movimenti del tratto cervicale e dolore allo stesso.

Sintomi meno comuni ma comunque possibili sono l’insorgenza di otiti, di cefalee, di broncospasmo e eventuali danni ai denti causati dall’acidità del contenuto gastrico.

Le terapie comuni per il reflusso

La diagnosi accurata e a carico del gastroenterologo, che provvederà per una terapia specifica

La terapia principale e più immediata è intervenire sul proprio stile di vita, effettuare cambiamenti nella dieta, diminuire il peso corporeo ed eliminare il fumo sono i primi passi, come suggerito dall’ALMA onlus.

Il paziente deve sapere che è importante evitare caffè, cibi grassi o piccanti, alcool, pomodori, agrumi. I pasti devono avere porzioni più ridotte e non devono essere consumati immediatamente prima di andare a dormire.

I pazienti affetti da GERD trovano beneficio a dormire con la testa sollevata, in modo da agire tramite la gravità sulla risalita dei succhi gastrici.

Perchè funzionano i farmaci

I farmaci comunemente usati, gli IPP, agiscono sulle cellule parietali gastriche che producono acido cloridrico in modo da creare un effetto di protezione della mucosa gastrica. La loro azione può durare dalle 18 alle 24 ore, e spesso sono associati all’uso di farmaci antinfiammatori non steroidei.

Gli effetti indesiderati dei farmaci

I farmaci IPP sono generalmente sicuri, ma come ogni altro farmaco può presentare effetti indesiderati soprattutto in caso di uso prolungato.

Gli effetti collaterali nel breve termine includono
– Cefalea
– Diarrea
– Rush cutaneo
– Reazioni anafilattiche

Nel lungo termine gli IPP possono causare effetti più severi, come la carenza da mal assorbimento di vitamina B12, magnesio e calcio. Inoltre alterando il PH interno allo stomaco possono rendere un terreno di facile sviluppo di batteri intestinali (Helicobacter Pylori Clostridium Difficile)

L’approccio osteopatico al reflusso gastroesofageo

L’osteopata può essere un valido alleato nella gestione dei sintomi del GERD.

Tramite l’applicazione di tecniche manipolative dolci e non invasive, l’osteopata può fornire al paziente il giusto supporto necessario per migliorare la qualità della vita.

Oltre ad una attenta analisi del percorso gastro esofageo il vostro osteopata farà caso a tutto ciò che può essere un fattore negativo per l’instaurarsi della condizione patologica:

  • Postura
  • Problematiche intestinali
  • Disfunzioni cervicali
  • Disfunzioni dorsali
  • Errata respirazione.

L’osteopata non lavora mai per protocolli, ma applica un piano terapeutico specifico per ogni singola persona, tenendo in considerazione non solo la patologia ma anche molti altri fattori.

Perciò due persone affette dalla stessa condizione patologica riceveranno due trattamenti diversi in base alla problematica scatenante e al passato anamnestico.

Generalmente le ricerche scientifiche hanno dimostrato che le persone affette da GERD reagiscono positivamente a tecniche manipolative osteopatiche sul diaframma, sullo sfintere gastro esofageo (la valvola di giunzione tra stomaco ed esofago), sul tratto cervicale e sulla gabbia toracica.

I benefici sono presenti già dal primo trattamento, ma si è visto che con 3-4 visite osteopatiche i benefici erano molto più evidenti e più stabili.

Le controindicazioni dell’osteopatia

Il fattore più importante di valutare un approccio osteopatico è l’assenza di controindicazioni, a patto di affidarsi ad un osteopata esperto permette al paziente di stare tranquillo riguardo eventuali problematiche scaturite dalle manipolazioni.

Gli studi scientifici effettuati non documentano in nessun caso un peggioramento sintomatologico, tuttavia sono presenti casi in cui la situazione è rimasta totalmente invariata.

Quindi cosa fare se si soffre di reflusso?

Se sono presenti i sintomi del reflusso gastroesofageo, la prima cosa da fare è una visita dal gastroenterologo per capire se ci sono dei deficit strutturali di stomaco ed esofago (cardias ipocontinente, ernia iatale).

In seconda istanza è importante cambiare stile di vita e potrebbe essere utile apprendere come alimentarsi meglio tramite una visita dal nutrizionista.
Il nutrizionista non toglie da mangiare, ma insegna a mangiare meglio!

Infine rivolgersi ad un osteopata, che provvederà a ridurre al minimo le risposte irritative e infiammatorie.

Per imparare ad essere un osteopata di successo, segui il percorso EDUCAM:

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L’età avanzata e l’osteopatia geriatrica

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L’osteopatia è per tutte le età è una frase di grande valore.
Non dobbiamo pensare che l’età possa essere un limite ai vantaggi di un trattamento osteopatico. Infatti l’osteopata può essere d’aiuto a genitori, nonni e zii in età avanzata, migliorando la qualità di vita.

Dal neonato, all’anziano tutti possono avvalersi di un osteopata visto che non presenta effetti controindicati, sempre se tutto è svolto da professionisti ben formati.

Ma quando si diventa anziani?

Anziano è un termine di largo uso comune, ma che difficilmente ha una temporizzazione precisa, viene in nostro aiuto la “Società Italiana Geriatria e Gerontologia (SIGG)”.

Fino a pochi anni fa, era definito anziano una persona la cui età era superiore ai 65 anni, con l’aumento della vita media però sorge un concetto di anzianità più dinamico.

Gli individui che al giorno d’oggi hanno un età pari ai 65 anni, presentano una forma fisica e cognitiva maggiore rispetto ai loro genitori nella stessa età.

Pertanto ad oggi si utilizza la suddivisione in 4 sottogruppi, “giovani anziani” (persone tra i 64 e i 74 anni), anziani (75 – 84 anni), “grandi vecchi” (85 – 99 anni) e centenari.

Chi è lo specialista medico nell’età avanzata?

Il medico che si occupa delle fasce di età più avanzate è il geriatra (dal greco geron, cioè ” anziano” e iatreia, ossia “cura”). Il medico laureato ha bisogno di un iter formativo aggiuntivo in geriatria e gerontologia al fine di poter disporre di metodiche valutative e diagnostiche differenti e personalizzate.

L’obiettivo di un bravo geriatra non è portare il paziente all’uso di molteplici tipi di farmaci ma piuttosto migliorare la qualità di vita del proprio assistito.

Infatti la collaborazione tra medico e osteopata quando il paziente è in età avanzata è fondamentale per gestire al meglio le sintomatologie riferite e aumentare l’efficacia terapeutica.

La geriatria

Secondo l’enciclopedia Treccani

“Scienza che ha per oggetto lo studio dei fenomeni biologici peculiari della senescenza e della senilità (modificazioni anatomiche, funzionali, immunologiche, psicologiche, ecc.): costituisce, quindi, la base dottrinale della geriatria, che rivolge invece la sua attenzione essenzialmente alle patologie dell’età senile.”

Quali sono le problematiche più comuni in età avanzata?

I pazienti nel gruppo di età più avanzata tendono ad avere un aumento dei problemi di salute, del dolore cronico e dei disturbi dell’andatura e dell’equilibrio. 

Indubbiamente i geriatri si trovano a fronteggiare numerose situazioni patologiche, per le quali hanno necessità di intervenire a livello farmacologico, quando però con l’avanzare dell’età le problematiche si sommano comincia ad essere complicato far interagire farmaci differenti presi nel corso della giornata
Subentra quindi la problematica della polifarmacologia (o politerapia) ossia l’assunzione di numerosi farmaci nell’arco di 24 ore, esponendo le persone anziane al rischio di effetti avversi dei farmaci.
Escludendo le situazioni patologiche, le condizioni di dolore cronico muscoloscheletrico sono frequenti e possono portare a  disabilità (Chou et al., 2003).

Perché è importante intervenire con l’osteopatia?

È proprio per limitare l’uso di farmaci alle condizioni patologiche più importanti che l’osteopatia diventa un arma appropriata. Il trattamento manipolativo osteopatico (OMT) ha dimostrato di ridurre l’uso di farmaci nei pazienti, specialmente in quelli con dolore lombare (Andersson et al.,1999 Licciardone et al., 2003) e polmonite. (Noll 1999, 2010).

Ovviamente le tecniche scelte dall’osteopata saranno orientate al massimo beneficio con il minimo rischio. Infatti Channell et al. (2016) fanno notare come sopra ai 65 anni è difficile che si opti verso tecniche HVLA ossia le famose manipolazioni con scroscio articolare.

Non dobbiamo dimenticare l’aspetto psicologico e umano, uno dei caratteri fondamentali dell’osteopata è entrare in empatia con il paziente. Questo è ancora più importante negli anziani, che spesso non vengono adeguatamente stimolati a livello di contatto umano, sentendosi emarginati e distanti.

Capita frequentemente che sia proprio il paziente anziano a richiedere costanza nei trattamenti, quell’ora di attenzione risulta importantissima e necessaria.

Un vero professionista osteopata sa bene come adattarsi al paziente, sa come modellare le sue tecniche in modo da risultare non invasivo ma comunque efficace.

Diventa un osteopata esperto nell’età avanzata

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Come diventare osteopata

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Normative, leggi, disegni di legge e quant’altro, si parla di osteopatia sanitaria, di istituzione di corsi di laurea, ma ad oggi come si fa a diventare osteopata?

Breve introduzione all’osteopatia

L’osteopatia è stata sviluppata da Andrew Taylor Still, un medico chirurgo degli Stati Uniti d’America, che ha costituito la prima scuola nel 1982.

L’osteopatia è una terapia manuale di “diagnosi e trattamento”, rispettala relazione tra corpo mente e spirito, stimolando la capacità intrinseca dell’organismo di auto-guarire.

L’osteopata utilizza un’ampia varietà di tecniche manuali, per migliorare le funzioni fisiologiche a supporto dell’omeostasi, alterata dalle disfunzioni somatiche.

Non dobbiamo pensare solo ad ossa e articolazioni, l’osteopata si prende cura anche di: 
strutture miofasciali, strutture vascolari, neurologiche, linfatiche e viscerali.

Concetto fondamentale dell’osteopatia, come ogni approccio olistico, è che la terapia è paziente-centrica, e che ogni essere umano è unico, una unità funzionale dinamica, in cui tutte le parte sono correlate tra loro.

La formazione per diventare osteopata

Attualmente la formazione in osteopatia è a carico di istituti privati;
che seguendo le direttive dettate dall’OMS provvedono a formare professionisti nel pieno delle competenze e abilità. (qui il testo completo)

Il corso, quinquennale, permette allo studente di apprendere le scienze di base, la filosofia osteopatica, i test e le tecniche adatti.

Prima di iniziare la parte pratica, sezione fondamentale del percorso, è importante sapere esattamente anatomia e fisiologia del distretto analizzato.

Ogni manipolazione dovrà rispettare parametri esatti, adattati all’utente.

Un bravo professionista osteopata deve saper riconoscere bandiere gialle e rosse, cioè, conoscere patologie del segmento analizzato e saperle riconoscere.
L’obiettivo è poter agire in totale sicurezza per l’utente e in caso poter provvedere alla collaborazione di specialisti specifici.

Chi può accedere alla formazione in osteopatia?

L’unico parametro fondamentale per accedere alla formazione e diventare osteopata è il diploma di scuola media superiore;
pertanto non è richiesto nessun pregresso e nessuna laurea specifica.

Ovviamente ci sarà una differenziazione di monte ore, di esami e di frequentazione tra gli studenti senza pregresso sanitario e con pregresso sanitario.

L’OMS suddivide gli studenti in:

Type 1: diplomati alle scuole medie superiori, laureati in altre discipline non sanitarie

Type 2: laureati in discipline sanitarie.

I laureati in scienze motorie saranno incluso nel Type 1 anche se presenterà esoneri e un monte ore lievemente inferiore ai colleghi non laureati.

Il tirocinio – parte centrale del percorso

Diventare osteopata vuol dire seguire un percorso dove la pratica fa da regina, perciò il tirocinio è una parte che prende un’importanza fondamentale.

Il percorso formativo di un istituto di qualità prevede un monte ore di tirocinio a seconda della categorizzazione (Type 1 – Type 2) .
I discenti sono tenuti a partecipare attivamente, sia che si tratti di pratica che di teoria.

Il tutor è la figura di riferimento, gestirà studenti e attività al fine di garantire il massimo dell’apprendimento e della qualità.

Il tirocinio è una fonte di approfondimento e di dibattito su argomenti specifici trattati durante le lezioni frontali.

È  il momento in cui gli studenti, di ogni anno di appartenenza, possono mettere in pratica quanto appreso durante la lezione.

Per gli ultimi anni di corso, il tirocinio diventa clinico, in quanto viene svolta una visita completa, talvolta con utenti esterni al percorso formativo, il tutto seguiti da un osteopata esperto.

Fare la scelta giusta

Prima di scegliere dove studiare bisogna informarsi su come è strutturato il corso, la durata, la qualità dei docenti e la qualità dei titoli rilasciati. Informati ora

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L’osteopatia per tutte le età.

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L’immaginario comune, e anche quello web, associa facilmente l’osteopatia ad un trattamento forte, adatto solo a giovani e sportivi.

Mai cosa più sbagliata, l’osteopatia è veramente una pratica aperta a tutti. Ogni individuo per sesso, età e fisicità può avvalersi dei benefici del trattamento osteopatico.

I contro effetti di tale approccio sono veramente nulli, sempre ammesso che si vada da un esperto osteopata, e questo la rende fruibile in ogni occasione.

corso di osteopatia educam

L’età neonatale e pediatrica – l’utilità osteopatica

Iniziamo con le prime fasi di vita, parecchi osteopati formati indirizzano il completamento dei loro studi e ricerca nell’ambito neonatale.

Basti pensare che all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze dal 2009, l’osteopata Tommaso Ferrioni collabora nel reparto di Neurochirurgia.

Proprio nell’ospedale sopracitato è aperto il corso triennale di specializzazione in osteopatia pediatrica.

Sempre più numerosi genitori ricorrono a specifici trattamenti osteopatici per ridurre ed eliminare fastidiose condizioni nel proprio figlio.

L’osteopata pediatrico può intervenire in maniera dolce e delicata per risolvere numerose situazioni, i disturbi più comuni sono:

  • Problemi durante il nutrimento e la suzione
  • Coliche frequenti 
  • Disturbi del sonno
  • Otiti
  • ecc..

Insomma i nostri piccoli potranno avvalersi delle abilità osteopatiche per risolvere alla radice scomodissimi fastidi, sfruttando in totalità il potenziale di crescita.

Il trattamento nell’ambito sportivo

Lo sport è forse stato il primo ambito dove l’osteopata ha avuto terreno fertile per iniziare la scalata nell’immaginario comune. 

Ogni squadra di calcio ne ha uno, anche nelle serie minori, fino ad arrivare all’eccellenza. 
Una squadra che tiene al rendimento e alla cura dei propri atleti non rinuncia alla presenza di un osteopata nel team.

Lampante esempio è il nostro Walter Martinelli , che segue la società A.S. Roma e la Nazionale italiana di calcio, fornendo allo staff medico una visione in più nella prevenzione e nel recupero della condizione fisica e mentale degli atleti.

Ovviamente il calcio non è l’unico sport che si avvale della terapia manipolativa osteopatica, ne abbiamo esempi anche nel ciclismo, nel nuoto, nella scherma…

Insomma la dove lo sforzo fisico è richiesto, l’osteopata apporta il suo bagaglio tecnico-esperienziale a favore di un binomio vincente osteopata-atleta.

Osteopatia: Le manipolazioni dolci nella gravidanza

Dal concepimento alla nascita, sappiamo bene che è un periodo discretamente lungo, come sappiamo bene per esperienza diretta e indiretta che durante la gestazione sono numerosi i fastidi a cui la neomamma potrà andare incontro.

Può essere una nausea limitata ad una fase del tempo, o magari che viene espressa durante tutta la gravidanza.
Può sorgere una lombalgia nei mesi finali, difficoltà respiratoria dovuta dal posizionamento sottodiaframmatico del feto, reflusso, costipazione ecc..

Insomma le condizioni della neomamma possono essere davvero insidiose e noiose, andando indubbiamente ad intaccare la condizione psicologica.

Così come abbiamo una chiara idea dei fastidi presenti nel periodo gestazionale, altrettanto abbiamo chiarezza delle controindicazioni farmacologiche, sempre ammesso che esista una soluzione allopatica ai problemi sopraelencati.

L’osteopata può:

  • sfruttare tutto il corollario delle sue manipolazioni delicate al fine di migliorare le condizioni posizionali del feto, fornendogli tutto lo spazio necessario, senza fastidiose tensioni muscolo-viscerali;
  • permettere alla neomamma di “scrollarsi di dosso” tutto lo stress accessorio dettato dalle problematiche decisamente non desiderate;
  • migliorare la mobilità del bacino, sacro e coccige, della gestante, preparando quindi le strutture al momento della nascita, al fine di non consentire disturbi post nascita.

Anche nel periodo post nascita a volte è importante tornare dal proprio osteopata per tornare ad una condizione più neutrale possibile nel minor tempo.

Osteopatia nell’età geriatrica

L’età avanzata non deve preoccuparci affatto, l’utente geriatrico è anche lui adatto alla terapia manipolativa osteopatica.

Anzi forse è l’ambito dove è ancora più importante creare un’immagine della terapia manipolativa osteopatica più radicata.
L’aspetto piscologico, emotivo, fisico dell’anziano è importante esattamente come in ogni fascia di età, oserei anche di più (n.d.r.)

Talvolta troviamo utenti con importanti limitazioni fisiche o fisiologiche, e ciò indubbiamente influisce negativamente su tutto quello che è il concetto di benessere e salute.

Il carico farmacologico a volte è talmente alto, per varie situazioni pregresse, che il medico non può inserire nuovi farmaci per evitare il sovraccarico o interazioni tra le varie molecole. 

In questo modo, quella fastidiosa lombalgia, quella cervicalgia che ormai ha una storia sua, restano rilegate in secondo piano, restando però una fonte inesauribile di malessere psico-fisico nell’anziano.

Lì è proprio dove opera il “nostro” osteopata esperto, detendere la dove c’è tensione e stimolare lì dove serve supporto muscolare, fornendo al proprio utente geriatrico esperienza, capacità e quella sensazione di presa in cura, elementi vincenti del trattamento.

Per essere un ottimo professionista, la cosa più importante è la formazione, questo aiuterà ad essere sempre pronto ad affrontare ogni situazione con il massimo delle proprie capacità.

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La sciatalgia

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Probabilmente sei arrivato a leggere questo articolo perché hai un dolore sulla gamba, e qualcuno ti ha “diagnosticato” una sciatalgia. Giustamente vuoi capirne di più, vediamo di fare chiarezza.

La sciatalgia – definizione

Intanto sciatalgia è la fusione di “sciatico” (il nervo) e “algia” (dolore), si può usare in sostituzione del termine “sciatica”

Come il nome suggerisce non siamo davanti a una vera e propria diagnosi, è invece un modo più dotto per dire “ho dolore nella parte posteriore della gamba”.

La sciatalgia non essendo una patologia ma un sintomo, abbraccia più cause scatenanti, intanto vediamo di capire chi sono gli attori principali della sciatalgia.

La sciatalgia – il nervo sciatico

Il nervo sciatico (o ischiatico) è un nervo periferico, che origina dalla porzione lombo-sacrale della colonna, la parte bassa della schiena per intenderci.

È il nervo più voluminoso all’interno del corpo umano, e il suo territorio di innervazione va dal gluteo fino al piede.

Lo sciatico è un nervo misto, ossia:

  • invierà informazioni per controllare i muscoli (funzione motoria);
  • riceverà stimoli dalla cute (funzione sensitiva) dove riceverà informazioni sul dolore e sulla temperatura.

Tramite il suo lavoro possiamo:

  • contrarre i muscoli posteriori della coscia (semitendinoso, semimembranoso e bicipite femorale);
  • contrarre i muscoli della gamba (gastrocnemio, soleo, plantare, popliteo e i vari muscoli intrinseci ed estrinseci del piede).

La sciatalgia – il decorso del nervo sciatico

Durante il suo tragitto, lo sciatico attraverserà varie stazioni dove spesso possiamo trovare punti di irritazione per il nervo stesso.

Ad esempio:

  • Attraverserà il grande forame ischiatico per proiettarsi nella parte posteriore della coscia
  • Raggiungerà il ginocchio passando tra grande adduttore e bicipite femorale
  • Al livello del ginocchio si dividerà in due branche il nervo tibiale e il nervo peroniero comune
  • Il nervo tibiale tramite le sue diramazioni percorrerà la parte posteriore della gamba fino a raggiungere la pianta del piede
  • Il nervo peroniero si sdoppierà (in profondo e superficiale) e raggiungerà le porzioni anteriori e laterali della gamba fino a raggiungere il dorso del piede.

La sciatalgia – i sintomi dell’irritazione nervosa

La sciatalgia presenta sintomi vari, essendo come già detto una problematica dalle più varie nature.

I sintomi più comuni dell’irritazione nervosa sono localizzate tendenzialmente su un arto solamente nelle aree di passaggio del nervo sciatico, ossia posteriormente dal gluteo al piede

  • Formicolio lungo il decorso del nervo sciatico 
  • Formicolio 
  • Intorpidimento 
  • Mancanza di sensibilità
  • Diminuzione della forza
  • Zoppia più o meno marcata

La sciatalgia – le cause più comuni

La sciatalgia deriva come abbiamo già detto dalla compressione delle radici nervose, che può avvenire a livello vertebrale, oppure più in periferia.

Le cause di compressione che incontriamo più comunemente sono

  • Ernia del disco
  • Protrusione discale
  • Discopatie degenerative
  • Riduzione (stenosi) del canale vertebrale
  • Compressioni a carico della muscolatura (più comunemente muscolo piriforme, ma anche tanti altri) vedi sindrome del portafogli
  • Spondilolistesi 

Ma ci sono in realtà svariate cause che possono variare da persona a persona, il consulto professionale è la soluzione più adatta.

La sciatalgia – cosa fare

Evitare quantomeno il fai da te, ma prendere in considerazione strade terapeutiche in base all’entità del dolore e dei limiti di mobilità.

Cosa importante è far presente al proprio medico curante la situazione, il quale provvederà con l’iter specifico per arrivare ad una diagnosi e relativa soluzione. 

Si potrà procedere con una pratica chirurgica, o conservativa.

Nel caso della terapia conservativa un’arma particolarmente efficace è rivolgersi ad un osteopata professionista, è importante affidarsi, come sempre, alle mani di un esperto del settore.

Sarà fondamentale per il vostro osteopata avere chiarezza della causa scatenante, al fine di procedere con gli interventi manipolativi adeguati in totale sicurezza. (vedi le 6 fasi della visita osteopatica)

Per questo motivo è sempre più comune trovare team composti da medici e osteopati, con l’obiettivo di collaborare per la salute del paziente, trovando le soluzioni nel minor tempo possibile.

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Le 6 fasi di un trattamento osteopatico

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Hai deciso di intraprendere un percorso di formazione in osteopatia e sei curioso di sapere come funziona un trattamento osteopatico?

O magari vuoi avvalerti delle metodiche dell’osteopata ma non sai come si svolgerà la seduta e non sai cosa aspettarti?

Bene, vediamo come si compone una visita da un vero professionista in osteopatia.

Fase 1 – Accoglienza

Anche se non salta molto all’occhio, l’accoglienza dell’utente è una fase fondamentale, lo studio deve diventare un ambiente piacevole, privato dove si possono abbassare le difese.

Un  ottimo osteopata (ma un qualunque bravo professionista) accoglie alla porta dello studio e fa accedere fino ad arrivare ad una poltrona dove partirà la prima vera e propria fase.

Evitare l’aspetto del professionista distaccato e sapiente a volte è l’arma vincente, e cercare di entrare in contatto con l’utente in maniera professionale ma comunque accogliente ed empatica sarà la chiave del successo in termini di relazione.

Fase 2 – L’Anamnesi prima del trattamento osteopatico

Per definizione “Treccani” : “Storia clinica di un infermo, raccolta dal medico direttamente o indirettamente come elemento fondamentale per la formulazione della diagnosi;” 

Anche in questa fase è importante entrare a contatto con le persone, magari trovando dei punti comuni, in modo da rimuovere eventuali barriere, mostrandosi empatici.
Ovviamente l’osteopata non deve perdere mai il ruolo, ci deve essere pur sempre un rapporto lavorativo-professionale.

Tramite la raccolta dei dati clinici dell’utente è possibile risalire ad eventuali situazioni patologiche che prevedano prima l’intervento di un medico specialista, e poi eventualmente un intervento osteopatico.

Capita spesso che l’osteopata venga preso (erroneamente) come una figura di primo contatto, e si trovi quindi a dover fronteggiare situazioni patologiche che necessitano indagini approfondite.
Pertanto provvederà al rinvio al medico competente.

Fase 3 – Elegibilità al trattamento osteopatico

Al fine di preservare la salute dell’utente il bravo professionista dovrà tener conto di tutti i parametri vitali, e delle eventuali cause patologiche del motivo della visita, scongiurando quindi rischi al trattamento. 

Una volta conclusa questa fase valutativa l’osteopata potrà proseguire con la sua manipolazione 

Fase 4 – valutazione osteopatica

Tramite i dati appresi in anamnesi, l’atteggiamento dell’utente, la sua postura e vari altri fattori, 
l’osteopata procederà con la sua valutazione manuale, ricca di test, tutti orientati alla ricerca del miglior status di salute. 

Una volta compresa la situazione, si procederà con il trattamento

Fase 5 – il trattamento osteopatico

Il trattamento dell’osteopata è troppo spesso associato a tecniche con il fatidico scrocchio, o in gergo HVLA (High Velocity Low Amplitude) ma non è assolutamente l’unica metodica di manipolazione.

Un numero considerevole di persone hanno timore riguardo questo tipo di manipolazione, è bene quindi rassicurare che non è il solo metodo di intervento, e che comunque non presenta rischi trovandosi nelle mani di un professionista esperto. 

Se vuoi saperne di più rispetto alle conseguenze dello scrocchio ti consiglio di leggere questo articolo

Tra le varie metodiche manipolative nel bagaglio esperienziale dell’osteopata esistono anche approcci meno ad effetto, ma con risultati a volte superiori:

  • Manipolazioni viscerali
  • Approcci sul sistema fasciale, muscolare, tendineo
  • Tecniche in ambito cranio sacrale
  • Tecniche articolatorie, legamentose

Nessuna di queste tecniche presenta scroscio articolare, e solitamente l’utente è più disponibile a subire il trattamento.

Fase 6 (conclusiva) – il management

Il Management finale molto spesso è fondamentale per l’instaurazione di un rapporto operatore-utente adeguato. Si può tradurre come la consulenza conclusiva del trattamento.

È importante dare attenzione al tipo di lavoro che si è svolto in modo che sia comprensibile, alle motivazioni e al piano di intervento da intraprendere. L’utente deve uscire dallo studio consapevole di cosa ha ricevuto e di tutti i perché anatomo-fisiologici.

Va incitato l’utente a cambiare le azioni e lo stile di vita che ha portato a quella situazione disfunzionale e dolorifica magari indirizzandolo ad una figura competente.

Queste piccole attenzioni sono la più grande distinzione per un professionista di ogni settore ma acquisiscono sempre più valore quando si parla di un ambito benessere-sanitario.

Effettuare un trattamento che sia utente-centrico è la più grande differenza rispetto alla medicina allopatica che invece tiene conto della patologia. Instaurare un rapporto con l’utente è esattamente ciò che permette allo stesso di fidarsi, di tornare e di seguire ogni consiglio mirato alla risoluzione della problematica.

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