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Osteopata: Formazione e Carriera

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Se sei interessato a diventare osteopata, o questa professione ti incuriosisce, scoprirai che offre opportunità concrete per la tua carriera lavorativa. Pur essendo una professione in ambito medico, non è necessaria la laurea per iniziare la formazione.

Cos’è l’osteopatia

L’osteopatia è un approccio olistico alla medicina che si concentra sul sistema muscolo-scheletrico. Si basa sulla teoria che l’allineamento strutturale, la mobilità e la funzione del corpo sono interdipendenti e si influenzano a vicenda.

La pratica dell’osteopatia si concentra sul trattamento del dolore e di altri sintomi attraverso la manipolazione manuale della colonna vertebrale e delle articolazioni.

La cosa importante è che l’osteopatia tratta il corpo nel suo complesso, non solo i sintomi o la malattia.

Nella pratica si combinano diverse tecniche osteopatiche come la manipolazione della colonna vertebrale, il massaggio dei tessuti molli e la tecnica dell’energia muscolare in un unico piano di trattamento per affrontare problemi come la gestione del dolore o la riabilitazione delle lesioni.

Cosa fa l’osteopata?

L’osteopata è il professionista che si occupa di eseguire i trattamenti osteopatici. Nella sua professione utilizza una serie di tecniche per diagnosticare e trattare i pazienti con problemi muscolo-scheletrici.

Queste includono la palpazione (usando le mani per localizzare le aree di restrizione nei muscoli o nei tessuti molli), le tecniche ad energia muscolare MET (usando una pressione delicata per allungare i muscoli), la mobilizzazione articolare o osteopatia strutturale (manipolando le articolazioni) e l’osteopatia craniale (manipolando il cranio).

Dal lato pratico, gli osteopati possono risolvere molti problemi legati al sistema muscolo-scheletrico, tra cui dolori al collo, alla schiena, alle spalle, lesioni sportive, sindrome del tunnel carpale, mal di testa, sciatica, lesioni da colpo di frusta e lesioni da sforzo ripetitivo e molto altro.

Tutti questi disturbi sono in continuo aumento nella popolazione mondiale, e sono dovuti a una moltitudine di cause, per esempio una postura scorretta, scarsa attività fisica, stress cronico, tensioni e contratture. Un bravo osteopata si occupa di curare questi disturbi andando alla radice della loro causa e svolgendo un ruolo importante nella prevenzione.

Per approfondire le fasi del trattamento osteopatico leggi la nostra guida.

Osteopatia umana

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L’osteopatia umana è rivolta a trattare una serie di disturbi generali che colpiscono la maggior parte della popolazione. Eppure è possibile dedicarsi a categorie specifiche, lavorando con determinate tipologie di persone che necessitano di cure e attenzioni particolari.

Questa distinzione può creare ulteriori opportunità di carriera nel momento in cui si seguono le passioni e gli interessi personali, o si sfruttano studi e esperienze di lavoro già fatte, o ancora si identificano strutture con cui collaborare già presenti nel proprio territorio.

Osteopatia prenatale

Il corpo cambia radicalmente durante la gravidanza, sia all’interno che all’esterno, quindi è importante assicurarsi che tutto funzioni al meglio durante questo periodo.

Gli osteopati prenatali sono specializzati nell’aiutare le donne incinte a portare a termine la gravidanza alleviando i disturbi che possono conseguirne.

I loro trattamenti si concentrano sulla preparazione al travaglio e al parto, migliorando la postura, riducendo eventuali dolori, trattando eventuali lesioni esistenti e prevenendone di nuove. L’osteopatia prenatale lavora anche con le future mamme che hanno avuto precedenti complicazioni durante la gravidanza o il travaglio, come un parto cesareo o una disfunzione del pavimento pelvico.

Osteopatia pediatrica

L’osteopata che lavora con neonati e bambini collabora con la famiglia del bambino per valutarne i progressi e per elaborare un piano che lo aiuti a raggiungere le tappe fondamentali dello sviluppo.

Gli osteopati che lavorano con i neonati e i bambini vedono pazienti a partire dai 3 mesi di vita e fino ai 2 o 3 anni.

Quando lavora con i neonati, l’osteopata può notare i segni di un ritardo nello sviluppo, come quando un bambino non tiene la testa alta o non inizia a gattonare entro una certa età. Quando lavora con bambini più grandi, l’osteopata può trovare segni di scoliosi o curvatura della colonna vertebrale, che potrebbero indicare che il bambino ha una postura scorretta.

Un osteopata può anche aiutare a risolvere problemi di allattamento, coliche e reflusso, problemi del sonno, dentizione e altro ancora.

Osteopatia nello sport

Cosa fa un osteopata che lavora con gli atleti? Un osteopata che lavora in ambito sportivo può aiutare gli atleti a recuperare più velocemente dagli infortuni, ad aumentare il loro range di movimento e a migliorare la loro salute generale e le loro prestazioni. Può anche aiutare gli atleti a prevenire infortuni futuri, fornendo loro indicazioni su come mantenere una buona postura e rafforzare le aree deboli.

Osteopatia dell’età avanzata

Gli osteopati che lavorano con gli anziani si concentrano sui trattamenti per aiutare gli anziani a mantenere la loro mobilità e indipendenza durante l’invecchiamento. Spesso lavorano con pazienti affetti da patologie croniche o che soffrono di dolori che possono essere correlati a determinati farmaci assunti.

Un osteopata che lavora con gli anziani può anche aiutarli a mantenere una postura e un equilibrio corretti, il che può contribuire a prevenire le cadute e a ridurre al minimo il dolore causato da lesioni già esistenti.

Che differenza c’è tra un osteopata e fisioterapista?

Gli osteopati e i fisioterapisti possono risolvere molti problemi simili, ma queste professioni presentano alcune differenze fondamentali.

Gli osteopati hanno conseguito un diploma in osteopatia con formazione specifica per la diagnosi e nel trattamento dei disturbi muscolo-scheletrici. Si concentrano sul trattamento del dolore e sulla cura e prevenzione delle lesioni in persone di tutte le età. Per lavorare, l’osteopata usa esclusivamente le mani e non si serve di macchinari.

I fisioterapisti hanno conseguito una laurea triennale in fisioterapia, e svolgono trattamenti che aiutano a migliorare la mobilità e ad alleviare il dolore causato da sforzi muscolari o lesioni articolari. Anche i fisioterapisti hanno una formazione in medicina muscolo-scheletrica, ma si concentrano sulla riabilitazione piuttosto che sulla diagnosi. Aiutano i pazienti a recuperare da lesioni o interventi chirurgici utilizzando tecniche come il massaggio, la terapia del calore, magneto terapia e esercizi di stretching.

Osteopata e fisioterapista spesso collaborano negli stessi centri medici per trovare le soluzioni migliori e definitive ai disturbi del paziente.

Come diventare Osteopata?

Diploma in osteopatia a Roma

Cosa si studia per diventare osteopata? E’ possibile diventare osteopata senza laurea? Per rispondere a queste domande frequenti occorre fare una precisazione.

L’OMS stabilisce le linee guida e i requisiti per diventare osteopata in base al proprio livello di istruzione e suddivide il percorso formativo in Type 1 e Type 2.

Osteopatia Type 1, dedicato a chi non ha istruzione universitaria in ambito sanitario. Questo iter è aperto a diplomati alle superiori o laureati in materie non sanitarie, inoltre è aperto a terapisti della riabilitazione e altri operatori socio sanitari che abbiano conseguito un titolo professionale regionale.

Osteopatia Type 2, dedicato a chi è già formato in ambito medico con lauree triennali sanitarie, oppure a medici, chirurghi e odontoiatri.

Perciò chi non ha mai intrapreso un corso di studi sanitario può diventare osteopata senza laurea iniziando il percorso di tipo 1.

Chi ha già studiato in ambito medico sarà facilitato nel percorso di Tipo 2, inoltre se esercita già una professione sanitaria può migliorare la sua carriera grazie alla specializzazione in osteopatia.

Il corso di osteopatia dura 5 anni, full time per il Type 1 e part time per il Type 2.

Per conoscere nel dettaglio i corsi per osteopata a Roma di Educam clicca qui.

Opportunità di lavoro per un osteopata

Certamente ti starai chiedendo se vale la pena intraprendere un percorso di studi in osteopatia. Cinque anni di studi non sono pochi, ma il diploma in osteopatia può offrire opportunità eccellenti.

La buona notizia è che l’osteopatia è una disciplina in ascesa, non solo nella richiesta di corsi e percorsi professionali, ma soprattutto nella domanda di trattamenti e servizi da parte dei pazienti.

Un osteopata professionista può costruire una carriera di tutto rispetto e organizzare la sua attività in modo indipendente o in collaborazione con altri professionisti.

Un osteopata può aprire uno studio privato e organizzarsi con altri colleghi per ricevere i pazienti su appuntamento, oppure può anche esercitare la professione a domicilio, soluzione efficace per chi inizia e non ha grossi capitali da investire.

Oltre a questo, ci sono molte opportunità nella collaborazione con centri medici, fisioterapici, studi odontoiatrici, case di cura e cliniche private che cercano specialisti in osteopatia per ampliare la gamma dei loro servizi e quindi offrire più soluzioni ai propri pazienti.

Infine, consideriamo il settore sportivo, sempre più in ascesa, che necessita di osteopati esperti per supportare gli atleti di ogni età nel loro percorso formativo, nella prevenzione dei disturbi a carico dell’apparato muscolo scheletrico e nel recupero dopo un infortunio.

Se ti stai affacciando al mondo del lavoro, oppure già lavori in ambito medico scientifico ma non sei soddisfatto della tua carriera, la professione di osteopata può dare una svolta alla tua situazione professionale ed economica.

Conclusioni

Quella dell’osteopata è una professione in ascesa che assicura sbocchi professionali e opportunità di carriera.

I corsi per osteopata sono necessari a ottenere le nozioni teoriche e la pratica necessaria a iniziare la professione.

In base al proprio livello di studi, la professione di osteopata è adatta sia ai diplomati o laureati in tutte le discipline che si affacciano per la prima volta a questo settore, sia a laureati e specializzati in varie branche della medicina che vogliono ampliare le proprie conoscenze e aumentare le opportunità lavorative.

Se cerchi un percorso di studi per osteopatia a Roma, scegli i corsi di Educam.

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La sciatalgia

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Probabilmente sei arrivato a leggere questo articolo perché hai un dolore sulla gamba, e qualcuno ti ha “diagnosticato” una sciatalgia. Giustamente vuoi capirne di più, vediamo di fare chiarezza.

La sciatalgia – definizione

Intanto sciatalgia è la fusione di “sciatico” (il nervo) e “algia” (dolore), si può usare in sostituzione del termine “sciatica”

Come il nome suggerisce non siamo davanti a una vera e propria diagnosi, è invece un modo più dotto per dire “ho dolore nella parte posteriore della gamba”.

La sciatalgia non essendo una patologia ma un sintomo, abbraccia più cause scatenanti, intanto vediamo di capire chi sono gli attori principali della sciatalgia.

La sciatalgia – il nervo sciatico

Il nervo sciatico (o ischiatico) è un nervo periferico, che origina dalla porzione lombo-sacrale della colonna, la parte bassa della schiena per intenderci.

È il nervo più voluminoso all’interno del corpo umano, e il suo territorio di innervazione va dal gluteo fino al piede.

Lo sciatico è un nervo misto, ossia:

  • invierà informazioni per controllare i muscoli (funzione motoria);
  • riceverà stimoli dalla cute (funzione sensitiva) dove riceverà informazioni sul dolore e sulla temperatura.

Tramite il suo lavoro possiamo:

  • contrarre i muscoli posteriori della coscia (semitendinoso, semimembranoso e bicipite femorale);
  • contrarre i muscoli della gamba (gastrocnemio, soleo, plantare, popliteo e i vari muscoli intrinseci ed estrinseci del piede).

La sciatalgia – il decorso del nervo sciatico

Durante il suo tragitto, lo sciatico attraverserà varie stazioni dove spesso possiamo trovare punti di irritazione per il nervo stesso.

Ad esempio:

  • Attraverserà il grande forame ischiatico per proiettarsi nella parte posteriore della coscia
  • Raggiungerà il ginocchio passando tra grande adduttore e bicipite femorale
  • Al livello del ginocchio si dividerà in due branche il nervo tibiale e il nervo peroniero comune
  • Il nervo tibiale tramite le sue diramazioni percorrerà la parte posteriore della gamba fino a raggiungere la pianta del piede
  • Il nervo peroniero si sdoppierà (in profondo e superficiale) e raggiungerà le porzioni anteriori e laterali della gamba fino a raggiungere il dorso del piede.

La sciatalgia – i sintomi dell’irritazione nervosa

La sciatalgia presenta sintomi vari, essendo come già detto una problematica dalle più varie nature.

I sintomi più comuni dell’irritazione nervosa sono localizzate tendenzialmente su un arto solamente nelle aree di passaggio del nervo sciatico, ossia posteriormente dal gluteo al piede

  • Formicolio lungo il decorso del nervo sciatico 
  • Formicolio 
  • Intorpidimento 
  • Mancanza di sensibilità
  • Diminuzione della forza
  • Zoppia più o meno marcata

La sciatalgia – le cause più comuni

La sciatalgia deriva come abbiamo già detto dalla compressione delle radici nervose, che può avvenire a livello vertebrale, oppure più in periferia.

Le cause di compressione che incontriamo più comunemente sono

  • Ernia del disco
  • Protrusione discale
  • Discopatie degenerative
  • Riduzione (stenosi) del canale vertebrale
  • Compressioni a carico della muscolatura (più comunemente muscolo piriforme, ma anche tanti altri) vedi sindrome del portafogli
  • Spondilolistesi 

Ma ci sono in realtà svariate cause che possono variare da persona a persona, il consulto professionale è la soluzione più adatta.

La sciatalgia – cosa fare

Evitare quantomeno il fai da te, ma prendere in considerazione strade terapeutiche in base all’entità del dolore e dei limiti di mobilità.

Cosa importante è far presente al proprio medico curante la situazione, il quale provvederà con l’iter specifico per arrivare ad una diagnosi e relativa soluzione. 

Si potrà procedere con una pratica chirurgica, o conservativa.

Nel caso della terapia conservativa un’arma particolarmente efficace è rivolgersi ad un osteopata professionista, è importante affidarsi, come sempre, alle mani di un esperto del settore.

Sarà fondamentale per il vostro osteopata avere chiarezza della causa scatenante, al fine di procedere con gli interventi manipolativi adeguati in totale sicurezza. (vedi le 6 fasi della visita osteopatica)

Per questo motivo è sempre più comune trovare team composti da medici e osteopati, con l’obiettivo di collaborare per la salute del paziente, trovando le soluzioni nel minor tempo possibile.

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Le 6 fasi di un trattamento osteopatico

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Hai deciso di intraprendere un percorso di formazione in osteopatia e sei curioso di sapere come funziona un trattamento osteopatico?

O magari vuoi avvalerti delle metodiche dell’osteopata ma non sai come si svolgerà la seduta e non sai cosa aspettarti?

Bene, vediamo come si compone una visita da un vero professionista in osteopatia.

Fase 1 – Accoglienza

Anche se non salta molto all’occhio, l’accoglienza dell’utente è una fase fondamentale, lo studio deve diventare un ambiente piacevole, privato dove si possono abbassare le difese.

Un  ottimo osteopata (ma un qualunque bravo professionista) accoglie alla porta dello studio e fa accedere fino ad arrivare ad una poltrona dove partirà la prima vera e propria fase.

Evitare l’aspetto del professionista distaccato e sapiente a volte è l’arma vincente, e cercare di entrare in contatto con l’utente in maniera professionale ma comunque accogliente ed empatica sarà la chiave del successo in termini di relazione.

Fase 2 – L’Anamnesi prima del trattamento osteopatico

Per definizione “Treccani” : “Storia clinica di un infermo, raccolta dal medico direttamente o indirettamente come elemento fondamentale per la formulazione della diagnosi;” 

Anche in questa fase è importante entrare a contatto con le persone, magari trovando dei punti comuni, in modo da rimuovere eventuali barriere, mostrandosi empatici.
Ovviamente l’osteopata non deve perdere mai il ruolo, ci deve essere pur sempre un rapporto lavorativo-professionale.

Tramite la raccolta dei dati clinici dell’utente è possibile risalire ad eventuali situazioni patologiche che prevedano prima l’intervento di un medico specialista, e poi eventualmente un intervento osteopatico.

Capita spesso che l’osteopata venga preso (erroneamente) come una figura di primo contatto, e si trovi quindi a dover fronteggiare situazioni patologiche che necessitano indagini approfondite.
Pertanto provvederà al rinvio al medico competente.

Fase 3 – Elegibilità al trattamento osteopatico

Al fine di preservare la salute dell’utente il bravo professionista dovrà tener conto di tutti i parametri vitali, e delle eventuali cause patologiche del motivo della visita, scongiurando quindi rischi al trattamento. 

Una volta conclusa questa fase valutativa l’osteopata potrà proseguire con la sua manipolazione 

Fase 4 – valutazione osteopatica

Tramite i dati appresi in anamnesi, l’atteggiamento dell’utente, la sua postura e vari altri fattori, 
l’osteopata procederà con la sua valutazione manuale, ricca di test, tutti orientati alla ricerca del miglior status di salute. 

Una volta compresa la situazione, si procederà con il trattamento

Fase 5 – il trattamento osteopatico

Il trattamento dell’osteopata è troppo spesso associato a tecniche con il fatidico scrocchio, o in gergo HVLA (High Velocity Low Amplitude) ma non è assolutamente l’unica metodica di manipolazione.

Un numero considerevole di persone hanno timore riguardo questo tipo di manipolazione, è bene quindi rassicurare che non è il solo metodo di intervento, e che comunque non presenta rischi trovandosi nelle mani di un professionista esperto. 

Se vuoi saperne di più rispetto alle conseguenze dello scrocchio ti consiglio di leggere questo articolo

Tra le varie metodiche manipolative nel bagaglio esperienziale dell’osteopata esistono anche approcci meno ad effetto, ma con risultati a volte superiori:

  • Manipolazioni viscerali
  • Approcci sul sistema fasciale, muscolare, tendineo
  • Tecniche in ambito cranio sacrale
  • Tecniche articolatorie, legamentose

Nessuna di queste tecniche presenta scroscio articolare, e solitamente l’utente è più disponibile a subire il trattamento.

Fase 6 (conclusiva) – il management

Il Management finale molto spesso è fondamentale per l’instaurazione di un rapporto operatore-utente adeguato. Si può tradurre come la consulenza conclusiva del trattamento.

È importante dare attenzione al tipo di lavoro che si è svolto in modo che sia comprensibile, alle motivazioni e al piano di intervento da intraprendere. L’utente deve uscire dallo studio consapevole di cosa ha ricevuto e di tutti i perché anatomo-fisiologici.

Va incitato l’utente a cambiare le azioni e lo stile di vita che ha portato a quella situazione disfunzionale e dolorifica magari indirizzandolo ad una figura competente.

Queste piccole attenzioni sono la più grande distinzione per un professionista di ogni settore ma acquisiscono sempre più valore quando si parla di un ambito benessere-sanitario.

Effettuare un trattamento che sia utente-centrico è la più grande differenza rispetto alla medicina allopatica che invece tiene conto della patologia. Instaurare un rapporto con l’utente è esattamente ciò che permette allo stesso di fidarsi, di tornare e di seguire ogni consiglio mirato alla risoluzione della problematica.

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Scrocchiare le articolazioni fa male?

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Falsi miti e realtà dietro lo scrocchio

Cosa è lo scrocchio?

Partiamo dal significato della parola scrocchiare,  nel vocabolario treccani troviamo come definizione “provocare un rumore simile al gracidare della rana”.
Lo possiamo associare a numerose azioni, ma a dircela tutta quello che nell’immaginario comune “scrocchia” sono le articolazioni.

Tutti abbiamo pensato un tempo, o tutt’ora pensiamo che lo scroscio articolare che sentiamo quando andiamo a forzare un’articolazione sia dovuto ad un contatto osso-osso, o cartilagine-cartilagine, con conseguenze quali artriti, artrosi, sublussazioni; ma analizziamo bene cosa succede.

Cosa produce il rumore dello scrocchio? Il significato della cavitazione

Il suono riprodotto quando allunghiamo, flettiamo o torciamo le articolazioni è dato dalla cavitazione, ossia un fenomeno consistente nella formazione di zone di gas all’interno di un fluido che implodendo producono un rumore caratteristico.

Le nostre articolazioni sono composte da due capi ossei rivestiti di cartilagine, uniti tra loro da una capsula articolare legamentosa.
all’interno della capsula articolare è presente il liquido sinoviale, un liquido viscoso che funge da protezione e da lubrificante per l’articolazione stessa.

All’interno del liquido sinoviale, vi sono disciolti gas, tra cui principalmente l’anidride carbonica.
Questi tendono ad organizzarsi sotto forma di bolle, al variare della pressione interna esercitata dalla tensione articolare, tali bolle esplodono, organizzandosi in micro bolle e producendo il caratteristico crack.

Immediatamente abbiamo una sensazione altamente piacevole, per poi essere sostituita dal dubbio: “farà male?”

Articoli e ricerche scientifiche a supporto

Nell’articolo “Effect of habitual knuckle cracking on hand function.” pubblicato nell’ “Annals of Rheumatic Diseases” vengono confrontati 300 casi di persone in assenza di patologie neuromuscolari o infiammatorie.
Solo una percentuale del gruppo di studio dichiarava l’abitudine di scrocchiarsi le dita.
I test clinici effettuati sulle articolazioni dell’intero campione, non hanno evidenziato alcun tipo di differenza tra i vari soggetti.

Inoltre, un medico californiano, Donal Unger ha prodotto una curiosa ricerca su se stesso, per 60 anni ha mantenuto l’abitudine di scrocchiare le dita solo di una mano, la sinistra, mentre la destra non ha subito lo stesso trattamento.  Lo studio, che non ha valore scientifico, ha dimostrato che scrocchiarsi le dita non aveva prodotto nessuna incidenza nella mano sinistra, pertanto è arrivato ad affermare che scrocchiarsi le dita non sviluppa artriti.

Scrocchiare il collo, causa gravi conseguenze?

Per quanto scenico e preoccupante da vedere, scrocchiare il collo non presenta grandi rischi.
Certamente l’errata esecuzione della manipolazione può portare a momentanei fastidi di origine legamentosa o muscolare.

Essendo un complesso articolare che presenta più strutture al suo interno è importante affidarsi ad un ottimo professionista, piuttosto che al fai da te, proprio per non incappare in fastidi o microtraumi. 

Ho paura dello scrocchio, ma voglio andare dall’osteopata

Partiamo dal presupposto che lo “scrocchio” è solo uno degli approcci di un professionista osteopata, non è quindi detto che all’interno di una seduta ci sarà necessità di procedere con questa manipolazione.

Tuttavia, prima di procedere ad una eventuale tecnica che preveda lo scroscio articolare, il professionista osteopata metterà al servizio dell’utente una valutazione completa di tutte le componenti osteo-articolari ma anche vascolari e viscerali, al fine di procedere in completa tranquillità e sicurezza.

La formazione di un osteopata – EDUCAM

Se sei affascinato dall’osteopatia ti interesserà sapere che il percorso per diventare osteopata Educam prevede 5 anni di studi, dove viene data importanza all’anatomia e alla fisiologia ancor prima delle diverse tecniche di intervento manipolative.
Come già detto un’ottimo professionista osteopata deve conoscere nel dettaglio ogni segmento corporeo prima di mettere mano e procedere con una manipolazione.

Diventa un osteopata professionista con il nostro corso di Osteopatia Umana. Scopri il corso cliccando sul pulsante qui sotto.

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