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Aprile – Il Mese del Salice

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Dea Flora

Nel “Calendario degli Alberi” Celtico il periodo compreso tra il 15 Aprile e il 12 Maggio è dedicato al Salice.

Nello zodiaco arboreo, è il 5° albero dell’anno e racchiudeva il periodo del Calendimaggio

Con il nome di Calendimaggio, Cantar maggio o calén di maggio in tutta Europa e anche in Italia si parla di una festa stagionale che celebrava la Primavera, ricorreva intorno al primo Maggio. 

Durante la festività si onorava la dea Flora, responsabile delle fioriture.

L’albero di Salice, crescendo e moltiplicandosi lungo i corsi d’acqua, era considerato simbolo di Vita, e spesso presente durante il rituale.

“La notte del 30 aprile gruppi di giovani si recavano nei boschi e ne asportavano o interi alberi, o rami verzicanti e fioriti, e attaccavano questi alle porte o alle finestre delle ragazze come dichiarazione d’amore, o piantavano quelli davanti alla casa delle maggiori autorità del paese, o anche nelle piazze o nelle aie.

Con ciò esplicitamente intendevano recare il segno della rinnovata fecondità della Natura, che avrebbe a sua volta procurato ai singoli e alla comunità l’abbondanza e la fortuna.”

 (Paolo Toschi, Le origini del teatro italiano [1955], Bollati Boringhieri, 1976, pp. 453-454)

Il Salice e il Mito

Salix Fragilis

La parola Salice ha origine celtiche è significa “vicino l’acqua

L’albero Salice è naturalmente legato all’elemento acqua.

Nella mitologia celtica era considerato una divinità femminile e il culto del Salice era legato quindi ai cicli lunari e alla fecondità.

Nella mitologia greca per la facilità con cui i rami spezzati, ricrescono; il Salice era considerato l’albero in connessione con l’aldilà per eccellenza.

Secondo Plutarco, sul monte Ida la culla di Zeus era appesa ai rami di un salice e la sua nutrice era Itea, nome greco del Salice.

Presente nella Bibbia, viene menzionato da Isaia:

“Poiché io farò scorrere acqua sulla steppa,

torrenti su un terreno arido.

Spanderò il mio spirito sulla tua discendenza,

la mia benedizione sui tuoi posteri,

cresceranno come erba in mezzo all’acqua,

come salici lungo acque correnti”.

Il Salice in Italia

Salix Babylonica

Le specie spontanee più comuni sono: Salice fragile (Salix Fragilis), Salice grigio (Salix cinerea), e Salice Bianco (Salix alba).

La specie esotiche che si sono acclimatate in Italia sono: Salice Viminale (Salix Viminalis) e Salice Piangete (Salix babylonica).

Il Salice bianco è diffuso principalmente nelle zone di pianura, ma può spingersi fino ai 1200 m di altitudine.

Il portamento è da albero di terza grandezza, raggiunge i 20 m di altezza. Tronco dritto e ramificato fin dalla base. 

Corteccia di colore grigiastro, forma reticoli di scanalature.

I rami espansi, lunghi e ascendenti determinano una corona ampia.

Le foglie hanno margine seghettato, caduche, oblungo-lanceolate. La pagine superiore è verde, quella inferiore di colore bianco sericeo.

La fioritura avviene tra marzo e aprile, contemporaneamente alle foglie.

A sessi separati: quelli femminili raccolti in amenti verdi, quelli maschili sono gialli.

I frutti sono piccole capsule contenenti numerosi semi bruni e piumosi, utilizzano il vento per la loro dispersione.

Come l’Ontano, anche il Salice è un elemento tipico della vegetazione riparia.

Il legno del Salix alba non marcisce e per questo viene usato nel rimboschimento di zone paludose.

Curiosità

Salix Fragilis

Troviamo il Salice Bianco (Salix Bianco) come protagonista della ricerca scientifica “Produttività e valutazione economica del sistema agroforestale silvopastorale basato sul salice (Salix alba L.) nella valle del Kashmir” condotta dalla Facoltà di scienze forestali, Università di scienze e tecnologia agrarie Sher-e-Kashmir del Kashmir, Benhama, Ganderbal-191201 (J&K), India. 

Lo studio ha rivelato il comportamento differenziale di Salix alba per quanto riguarda i parametri di crescita (altezza, diametro e circonferenza) delle diverse consociazioni e delle varie consociazioni foraggere rispetto alla resa, alla biomassa fuori terra, alla produzione di sostanza secca e allo stato dei nutrienti del suolo (pH, carbonio organico, azoto disponibile, fosforo e potassio). 

È stato scritto molto sull’utilizzo di steli/ramoscelli di salice per aiutare a radicare talee da altre piante. Il Salice contiene sia acido salicilico che ricco di auxina. Secondo quanto riferito, l’acido salicilico previene la crescita dei patogeni, il che significa che impedirà ai funghi e ad altri microrganismi di attaccare il taglio. Le auxine sono una famiglia di ormoni vegetali che stimolano la crescita. 

Si può quindi ottenere un efficace radicante naturale.

La varietà Salix Fragilis deve il suo nome ai rami ascendenti e sottili che tendono a rompersi facilmente.

Come abbiamo già detto, crescendo facilmente presso i corsi d’acqua, questa specie affida alla corrente, i rami che si spezzano, dai quali nasceranno nuovi alberi una volta raggiunte le sponde.

Il Salice Fragile ma longevo, può raggiungere i 1000 anni di età.

Dalla varietà Salix viminalis si ottengono i “vimini” per la produzione dei caratteristici panieri della civiltà contadina.

Pianta utilizzata anche per il Fitorisanamento

Il Salix viminalis è un noto iperaccumulatore di cadmio, cromo, piombo, mercurio, idrocarburi del petrolio, solventi organici, MTBE, TCE e sottoprodotti, selenio, argento, uranio e zinco, e ferrocianuro di potassio.

Il The Guardian ha dedicato un reportage fotografico per raccontare attraverso le immagini le varie fasi della lavorazione dei “vimini” per la produzione dei tradizionali cesti.

Proprietà del Salice

Salix Alba

La corteccia e le foglie del salice vengono menzionati in antichi testi medici egizi del II millennio a.C. 

Ippocrate ne descrisse nel V secolo a.C. le proprietà antidolorifiche e antinfiammatorie.

L’utilizzo di corteccia e foglia è presente nella medicina popolare medievale in Europa. Poco documentata, tra gli Indiani d’America e il gruppo etnico dell’Africa sudoocidentale gli Ottentotti (Khoi letteralmente “veri uomini”)

Dioscoride e la Scuola di medicina salernitana attribuivano al Salice proprietà antiafrodisiache.

Edward Stone nel 1763  studiando le proprietà antimalariche della corteccia, riuscì a dimostrare inequivocabilmente le proprietà antifebbrili della corteccia di Salice.

Il principio attivo dell’estratto di corteccia del salice bianco (Salix alba), chiamato salicina, fu isolata in cristalli nel 1828 da Johann A. Buchner e in seguito da Henri Leroux e da Raffaele Piria, un chimico calabrese emigrato a Parigi, che diede al composto il nome attuale (acide salicylique).

Nel 1897 Felix Hoffmann, seguendo l’idea del suo superiore Arthur Eichengrün, entrambi chimici impiegati presso la Friedrich Bayer & Co. esterificò il gruppo fenolico (-OH) dell’acido salicilico con un gruppo acetile utilizzando anidride acetica. Ottenne così l’acido acetil-salicilico e acido acetico come sottoprodotto.

L’acido acetilsalicilico o ASA comunemente noto con il nome commerciale di Aspirina.

Forest Medicine and Forest Therapy 

Salice piangente

Attraverso le pratiche di Shinrin-Yoku o ‘Bagni di Bosco’, di cui è promotrice l’Associazione Italiana di Medicina Forestale ( A.I.Me.F.), quando camminiamo nel bosco, attraverso l’aria gli alberi ci permettono di respirare queste minuscole molecole volatili, che hanno effetti benefici sia sul nostro corpo che sulle nostre emozioni. Queste molecole sono chiamate B-VOC (Biogenic Volatile Organic Compounds). 

Non servirà isolare il principio attivo contenuto in una parte della pianta per avere un potere terapeutico, poiché le azioni benefiche innescate dalla combinazione naturale dei terpeni aumentano il potenziale terapeutico complessivo. Respirando direttamente i B-VOC nel Bosco, si rafforza in modo olistico l’”effetto entourage” del fitocomplesso di tutta la pianta. 

Proprio come il Succo d’Arancia fresco è molto più sano di una Pillola di Vitamina C! 

Vuoi approfondire i temi dello Shinrin-Yoku e della Neurobiologia Vegetale ? 

La Medicina Forestale si occupa proprio di questo… e non solo ! 

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Riscoprire il Femminile attraverso la Natura

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i 5 aspetti della natura che ci ricordano il nostro lato intuitivo

Il Femminile in Natura

Sia che tu sia uomo o una donna, ognuno di noi ha un lato maschile ed un lato femminile dentro di sè.
La nostra società e la routine quotidiana ci chiedono spesso di stare in un’energia prevalentemente maschile, razionale, forte, attiva.
Questo porta ad una certa sofferenza in entrambi i sessi, essendo il nostro sistema, in una costante ricerca dell’equilibirio.
Fortunatamente, la natura ed in particolare la foresta, sono di grande aiuto nel riscoprire e ri-connetterci al nostro lato femminile, quel lato dentro di noi che ci rende intuitivi, dolci, pazienti e introspettivi.
In questo articolo scopriremo i 5 aspetti che quando passiamo del tempo in natura o ci immergiamo nel bosco ci aiutano a ri-scoprire il nostro lato femminile, molto spesso dimenticato!

1. I cicli naturali

Osservando i cicli della natura, possiamo ri-trovare molte sintonie con il nostro corpo ed i nostri cicli interiori. Nel corpo delle donne, questo è particolarmente evidente!
Dall’adolescenza alla vita adulta, la mestruazione, la gravidanza e la menopausa, sono tutte esperienze governate da eterne leggi naturali, dalle quali non si può prescindere.
In Lei, gli effetti della ciclicità ormonale sono facilmente osservabili e riconoscibil, anche se questo non significa che gli uomini non ne abbiano. Se la luna è in grado di manipolare le masse degli oceani, credi davvero che gli uomini ne rimangano imperturbati?

2. Il potere della creazione

Quando siamo in natura e stiamo attenti a ciò che accade intorno a noi, diventiamo testimoni di una continua espressione di creatività, sotto forma ad esempio di nuove foglie, fiori, frutti, funghi etc.
Come la foresta anche noi possediamo un potere creativo infinito.
La creatività, la creazione e la manifestazione sono tutti aspetti del nostro lato femminile, che, se lasciato esprimersi liberamente ci stupirà. Quando siamo connessi profondamente al nostro femminile, diveniamo un vulcano di idee e viviamo a pieno il nostro potere creativo, che trova il suo culmine nella procreazione di una nuova vita.

3. Il silenzio

Come detto all’inizio dell’ articolo, la vita quotidianna ci richiede spesso di agire dal nostro lato maschile.
Siamo tendenzialmente esposti ad uno stile di vita veloce, rumoroso e con tanti stimoli, nel quale abbiamo imparato ad adattarci reagendo volecemente, passando all’azione e rimanendo razionali.
La natura e la Foresta creano invece spazio per il silenzio, il ritiro, dal quale può emergere il nostro lato più sensibile, introspettivo, intuitivo e dove possiamo esplorare la nostra capacità di sintonizzarci con le leggi naturali e del macrocosmo. La Foresta ci aiuta a rallentare, a calmarci e da uno stato tale ad agire con dolcezza, grazia e tenerezza.

4. La cooperazione

Per molto tempo, la nostra idea dell’evoluzione era quella basata sulla “sopravvivenza del più forte”. Un modello, fortemente influenzato dall’energia maschile e della competizione. La foresta ci propone invece un modello, che si basa su aspetti femminili come la cooperazione o la simbiosi: il Fungo e l’Albero, le Formiche e gli Afidi etc.
Una relazione o cooperazione tra due specie diventa una simbiosi, nel momento in cui entrambe le parti ne traggono benefici.
Osservando quindi i pattern degli ecosistemi naturali e lasciandoci ispirare, la natura ci insegna a vivere con più compassione e meno egoisimo le nostre vite; cosa che manca spesso, ad esempio nel mondo del lavoro, dove fino ad oggi è stata predominante l’energia maschile.

5. L’Unione

La foresta, come rappresentante della Natura intera, è un organismo gigante, un ecosistema, dove ogni singolo individuo ha un ruolo importante ed è parte del “tutto” . Negli ultimi secoli, l’essere umano si è evoluto sganciandosi dall’ambiente naturale, quasi dimenticando, che anche lui/lei è parte di questo organismo, e non “a parte”. Passare del tempo nella Foresta ci ricorda la nostra vera Natura, le nostre radici e ci invita alla ricerca costante dell’equilibirio ed unione tra maschile e femminile.

“Riconnessione non è un nostro «fare», piuttosto è un processo circolare, in un flusso continuo di scambi con l’ambiente naturale, interviene sulla fisiologia del corpo e sulla coscienza:
Bosco e Foresta sono «portali» che affinano e puliscono il nostro sistema mente/corpo.
Riconnessione è onorare la nostra vera Natura, è onorare il «femminile». “

F.B.

Vuoi imparare di più sulla ri-scoperta del nostro lato Femminile con l’aiuto della Natura? Su come stare in Natura in modo consapevole e terapeutico?

La Medicina Forestale è la disciplina che si occupa di tutto questo.
Attraverso le immersioni forestali o bagni di bosco, la Medicina Forestale ci fornisce gli strumenti e la conoscenza necessaria per mettere in pratica tutti gli aspetti che ci riconnettono con il nostro lato più intuitivo e tanto altro ancora!

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Il favoloso mondo della Medicina Forestale

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“Eravano 4 biofili al bar…che volevano cambiare il mondo …”poi uno disse agli altri :

“Ehi, ma la conoscete la medicina forestale?”E i 3 restanti scossero il capo “no, di cosa si tratta?” risposero in coro, così quello continuò :

“Bene, venite con me, vi condurrò in un favoloso viaggio tra i boschi di ogni epoca e latitudine, guidati dagli esperti facilitatori della medicina forestale, dell’A.I.Me.F., l’Associazione Italiana di Medicina Forestale!”

Il calendario degli alberi

C’era  una volta, un popolo formidabile e battagliero : i Celti, i quali consideravano gli alberi fulcri di conoscenza ed entità divine. Per loro il mondo naturale, e gli alberi in particolare, erano dotati di poteri taumaturgici, magici e soprannaturali. Perciò, questo popolo scelse di regolare il proprio tempo seguendo un calendario dedicato proprio agli alberi, portatori di saggezza e conoscenza, affinché questi potessero guidarli in ogni circostanza e avvenimento importante per la collettività.

Nacque così il “Calendario degli Alberi” basato sui tredici mesi dell’anno lunare, di ventotto giorni ciascuno e corrispondente alle tredici consonanti ancora presenti nell’alfabeto irlandese dei nomi dell’albero.

Secondo alcune ricostruzioni alfabeto e calendario sarebbero così stati formati:
B Beth, la betulla 24 dicembre – 20 gennaio
L Luis, il sorbo 21 gennaio – 17 febbraio
N Nion, il frassino 18 febbraio – 17 marzo
F Fearn, l’ontano 18 marzo – 14 aprile
S Saile, il salice 15 aprile – 12 maggio
H Hath, il biancospino 13 maggio – 9 giugno
D Duir, la quercia 10 giugno – 7 luglio
T Tinne, l’agrifoglio 8 luglio – 4 agosto
C Coll, il nocciolo 5 agosto – 1 settembre
M Muin, la vite 2 settembre – 29 settembre
G Gort, l’edera 30 settembre – 27 ottobre
P Peith, il tiglio 28 ottobre – 24 novembre
R Ruis, il sambuco 25 novembre – 22 dicembre
Idho, il tasso 23 dicembre

La BVOC terapia

Così, i nostri amici biofili decidono di abbracciare una grande quercia al centro del loro paese e respirarne tutti i benefici B-VOC (Biogenic Volatile Organic Compounds :
Composti Organici Volatili di Origine Biogenica).
Le piante emettono i B-VOC da tutte le loro parti : dalle radici, le foglie, perfino dalla corteccia. Lo sapevate che grazie a queste molecole, la quercia e tutti gli altri alberi possono:  inviare e ricevere segnali di difesa, quando è in arrivo un predatore ; proteggersi, rendendo le foglie più amare; comunicare agli Insetti Impollinatori che hanno una dolcissima Linfa
Zuccherina così da attirarli e favorire la diffusione del seme. E poi possono anche imitare gli odori e i colori caratteristici dell’altro sesso dell’insetto Impollinatore, così da favorirne
l’avvicinamento. Inoltre, grazie ai B-VOC, le piante sono in grado di fare moltissime altre cose che scoprirete nel dettaglio se seguirete il corso della scuola di Medicina Forestale.

La quercia sacra

Ma torniamo ai nostri amici al bar ed alla celebrazione in onore dell’albero del mese, la quercia.

Secondo la mitologia dei Celti, D Duir, la quercia è l’albero del mese dal 10 giugno al 7 luglio.

Resistente, forte e protettiva, è la regina delle piante celtiche, così che moltissimi degli strumenti di questo popolo, dalle navi, alle porte o gli scudi, venivano costruiti con il suo legno. Tutto veniva usato della quercia, perfino la ghianda, considerata seme della scienza divina che veniva mangiato dai Druidi come cibo come cibo rituale e sostanza magica.

Per questo popolo la quercia era l’albero sacro per eccellenza, simbolo del potere e dell’equilibrio, nonché veicolo di unione tra i due mondi, umano e divino. Sotto la sua ombra, i Druidi (termine che deriva dal gaelico dwuir “quercia” e wid “conoscenza”, quindi “colui che detiene la sapienza contenuta nella quercia”) prendevano le decisioni più importanti e sulla sua chioma raccoglievano con un falcetto d’oro, il  sacro vischio “che guarisce tutto”.

Astrologia mitica

Uno dei nostri amici biofili è nato proprio nel mese della quercia.

Ha una personalità tranquilla e determinata, anche se un po’ troppo rigida. Ha il tipico temperamento dei nati sotto il segno della quercia. Ottimo leader, passionale seppur amante della stabilità e dal grande senso della famiglia.

E’ lui che si appassiona a tutti i doni che può ricevere dalla quercia, suo albero protettore.

Immergiti con A.I.Me.F.

In quanto latifoglia, la quercia rilascia copiosamente nell’aria e nel terreno tantissimi provvidenziali Terpeni, che rendono le immersioni forestali estremamente terapeutiche.

Anche se non sei nato sotto il segno della quercia, puoi goderne i benefici partecipando ai bagni di foresta organizzati da A.I.Me.F. e perfino diventare un esperto di B-VOC, di botanica, neurologia vegetale, di oli essenziali, di erboristeria e di moltissime altre materie impartite al corso di Medicina Forestale della nostra scuola EDUCAM.

E poi, se vuoi sapere di più sul favoloso mondo delle Immersioni forestali … non perderti il prossimo articolo …

Desideri approfondire il mondo della Medicina Forestale?

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