Categorie
Blog

Massaggio Svedese

Condividi Questo Articolo:

Il Massaggio Svedese. Hai mai sentito parlare di questo massaggio? Sai di cosa si tratta ?

Considerato la base della pratica del massaggio in occidente, è probabilmente il primo metodo a raccoglie le varie tecniche di massaggio, usate per alleviare dolori fisici e rilassare il corpo attraverso l’applicazione di oli sulla pelle, raggiungendo così l’equilibrio psico-fisico tale da garantire benessere e salute.

Il Massaggio Svedese è una pratica che comprende manovre manuali e mobilizzazioni articolari, unite all’esercizio fisico e alla balneoterapia.

massaggio svedese

Il Massaggio Svedese: la storia

Il massaggio nasce con l’uomo ed è praticato fin dall’antichità.

I primi riferimenti, risalenti al 2698 a.C., contenuti in alcuni testi della Cina, come il “Kong Fu”, descrivono vati tipi di massaggio e di esercizio fisico.

Altri cenni al massaggio in testi di medicina indiana, invece, risalgono a 2000 anni dopo.

Tali conoscenze giunsero in Mesopotamia e in Egitto, dove il massaggio era considerato un arte sacra, una pratica religiosa.

Con le con conquiste di Carlo Magno, il massaggio si diffuse anche in Grecia. Infatti, Ippocrate, considerato il padre della medicina, parlò ampiamente delle virtù terapeutiche del massaggio. Lo definiva ” anatrapsis” , avendo capito che il massaggio corretto doveva comprendere manovre che portassero verso l’alto, in direzione della linfa e del sangue, verso il cuore.

Furono proprio i Greci a sviluppare il massaggio sportivo, legato ai giochi olimpici, e il massaggio terapeutico.

Anche in epoca romana il massaggio era praticato all’interno delle terme, soprattutto come cura del corpo. Il medico Galeno, infatti, consigliava i benefici di questa arte anche ai gladiatori.

Il culto del massaggio sembra svanire durante il Medioevo perchè considerato peccaminoso. Veniva riscoperto solo in epoca rinascimentale.

Dal 1500 riprese l’interesse per il massaggio a livello medico e grazie agli studi di anatomia e fisiologia nelle terapie fisiche, furono pubblicati differenti saggi, dando inizio alla fase moderna del massaggio terapeutico.

Nel 1800, il medico e fisioterapista svedese, Pehr Henrik Ling, creò la ginnastica svedese, un unico metodo che comprendeva una parte pedagogica, una medica, una militare ed una parte estetica, riuscendo così a sistematizzare le varie tecniche di massaggio.

Da questo momento il massaggio svedese venne definito anche classico base e trovò ampio sviluppo come trattamento medico per tutto il XIX secolo.

Il Massaggio Svedese: le principali tecniche

Il Massaggio Svedese tratta tutte le parti del corpo , attraverso l’alternanza di 5 manovre base, sulle quali si sviluppano tutte le tipologie di massaggio.

Pehr Henrik Ling ha elencato e descritto ampiamente queste manovre. Inoltre erano unite e applicate anche a delle tecniche di stretching passivo e di mobilizzazione articolare.

  • lo sfioramento: è una manovra eseguita all’inizio e alla fine del trattamento. Serve come presa di contatto e per conoscere il corpo della persona, preparandolo al massaggio. Attraverso movimenti ampi e lenti, pressioni leggere, un ritmo continuo, l’operatore inizia ad applicare oli, unguenti e aromi essenziali, scivolando con tutto il palmo della mano sulla pelle dell’assistito.
  • la frizione : è la manovra che segue lo sfioramento. E’ caratterizzata dallo scivolamento delle mani con una pressione profonda sulla cute, che fa scorrere questa sui tessuti sottostanti. Il ritmo è costante e armonioso proprio per rendere i muscoli più elastici e migliorare la circolazione. La manovra può essere eseguita con il palmo della mano, con i polpastrelli, solo con l’eminenza tenar e ipotenar o con le nocche.
  • l’impastamento : è la manovra più complessa che va praticata solo sulle zone corporee dotate di massa muscolare. Ad un ritmo costante, può essere superficiale o profondo. Può essere applicata con tutta la mano o con i pollici su un piano di contropressione, creato dalle altre dita della stessa mano. Serve a migliorare l’ossigenazione dei tessuti ed eliminare tossine e cataboliti.
  • la percussione : è una manovra dal ritmo variabile che si applica solo su alcune parti del corpo. Consiste in una serie di piccoli colpi rapidi con i polpastrelli, con il palmo della mano a coppetta, con la mano a taglio o a pugno chiuso. Serve per favorire la vasodilatazione e una migliore tonicità del muscolo.
  • la vibrazione : è la manovra utilizzata con lo scopo principale di rilassare i muscoli, premendo la superficie cutanea, trattata in precedenza, con tutta la mano, facendola oscillare rapidamente e dando uno stimolo reagente somatico.

Il Massaggio Svedese: benefici ed effetti indesiderati

Il Massaggio Svedese ha numerosi effetti rilassanti, tonificanti, drenanti e decontratturanti.

Migliora la circolazione sanguigna, stimola e aiuta la circolazione linfatica, rende la pelle più morbida e luminosa ( con effetti termici, neurologici e riflessogeni ), migliora la digestione e la respirazione, potenzia il sistema immunitario e il flusso di ossigeno nei tessuti, elimina stress e affaticamento, favorisce il drenaggio dei liquidi in eccesso, ha effetti decontratturanti e rilassanti.

Anche se il Massaggio Svedese non ha particolari controindicazioni, è opportuno evitare il trattamento in caso di febbre, fratture, ferite aperte, malattie contagiose, flebopatie, necrosi, insufficienza cardiaca, edemi e gravidanza.

Tuttavia possono presentarsi dei disturbi transitori, subito dopo il trattamento, come un indolenzimento muscolare generale, un calo di pressione, un eccessiva stanchezza.

Vuoi diventare un esperto di massaggio integrato ?

Se desideri apprendere tutte le tecniche del massaggio svedese e i segreti di quest’arte allora accedi subito al nostro Corso di Massaggio Educam

Condividi Questo Articolo:
Categorie
Blog

Lesioni Muscolari Nello Sport

Condividi Questo Articolo:

Lesioni Muscolari Nello Sport, sai quali sono le principali algie di un atleta?

In ambito sportivo avvengono spesso infortuni muscolari e varie lesioni . Questo perché il muscolo è soggetto a sforzi intensi e in modo prolungato.

Le cause dell’infortunio nell’atleta vanno rintracciate in una preparazione fisica non adeguata o non progressiva, nello scarso riscaldamento specifico, nel sovvertimento dei tempi di recupero e di riposo, in una predisposizione o fragilità personale , nelle problematiche metaboliche o nella predisposizione genetica.

In questo breve articolo tratteremo le lesioni muscolari nello sport più comuni:

la contrattura, lo strappo, lo stiramento.

lesione muscolare

Lesioni Muscolari Nello Sport: La Contrattura

Tra le lesioni muscolari nello sport, la contrattura consiste nella contrazione improvvisa e involontaria di un muscolo.

E’ forse la lesione muscolare meno grave.

L’anomalo accorciamento rende il muscolo particolarmente resistente allo stiramento passivo. E’ infatti un meccanismo di difesa per rispondere ad un carico eccessivo che sollecita il muscolo, oltre il suo fisiologico limite di stress.

– cosa accade nella contrattura

Nella contrattura aumenta il tono e il volume del muscolo che si presenta rigido e accorciato.

Non c’è alcuna lesione delle fibre muscolari, ma anche alla palpazione la lesione deve interessare almeno il 70% dell’intero ventre muscolare e devono essere presenti dei punti dolorosi.

I muscoli generalmente più colpiti da una contrattura sono il trapezio, il retto femorale, il gastrocnemio, gli ischio-crurali, gli adduttori piuttosto che il gran dorsale o il quadrato dei lombi.

– come si manifesta una contrattura

La contrattura si presenta con un dolore modesto e diffuso che spesso compare durante l’attività fisica. Seguono la mancanza di elasticità, tensione, limitazione al movimento, formicolii diffusi e incapacità a mantenere a lungo una stessa posizione.

Anche se ben tollerata, si consiglia di interrompere la regolare attività sportiva fino alla completa guarigione, per evitare complicazioni più gravi.

– le cause che portano alla contrattura

Questa lesione muscolare può essere causata da traumi diretti, movimenti bruschi e improvvisi, debolezza e mancanza di coordinazione, squilibri posturali , sforzi muscolari ripetitivi e usuranti, problematiche articolari croniche ( come artrosi o dismetria degli arti ) , alimentazione scorretta, stress emotivi ( come l’ansia ), stress climatici e ambientali ( esposizione al freddo ), stanchezza, inadeguata respirazione, sovrappeso, gravidanza, disidratazione e carenza di magnesio, potassio, calcio e sali minerali, disturbi circolatori e metabolici ( che non permettono il giusto rifornimento di ossigeno e glucosio al muscolo ), patologie neurologiche e mialgie ( Parkinson, epilessia, fibromialgia, sclerosi multipla ).

– contrattura o crampo?

La contrattura può essere confusa con il crampo muscolare che è comunque una contrazione muscolare spasmodica e dolorosa spesso più violenta, causata da squilibri idro-salini, stanchezza o contusioni.

I tempi di recupero della contrattura sono molto più lunghi di quelli di un crampo.

– tempi di recupero e consigli per la contrattura

La contrattura generalmente guarisce con il riposo dopo 5-7 giorni.

E’ consigliato lo stretching e un opportuna riabilitazione.

Applicare impacchi caldi o fanghi per sciogliere le fibre muscolari e apportare maggior sangue alla zona, ( ghiaccio subito dopo l’infortunio per ridurre la sensazione dolorosa ).

Utilizzare pomate a base di arnica o artiglio del diavolo.

Mantenere una costante idratazione e aumentare l’assunzione di alimenti e integratori ricchi di sostanze antiinfiammatorie ( come omega 3 e antiossidanti, vitamine e minerali, no alcol ).

Oltre al massaggio decontratturante, in particolar modo per le contratture delle fasce profonde o dei muscoli più interni, si può utilizzare il taping somato mio fasciale, sfruttando la trazione e l’elasticità delle bende elastiche.

Se il dolore persiste, è sempre consigliato il consulto del medico per scongiurare lesioni più gravi o per intervenire con terapie farmacologiche.

Le Lesioni Muscolari Nello Sport: Lo Stiramento

Tra le lesioni muscolari nello sport, lo stiramento consiste nell’allungamento eccessivo della fibra muscolare con alterazione evidente del tono del muscolo.

Detto anche “elongazione muscolare”, è una lesione muscolare di media entità, collocata tra la semplice contrattura e il ben più grave strappo.

Ogni muscolo possiede i fusi neuro-muscolari, particolari recettori che trasmettono informazioni, circa la velocità e l’entità dello stiramento, al sistema nervoso centrale, che attuerà una risposta allo stimolo.

Se il muscolo si allunga eccessivamente, anche i fusi, posti in parallelo con le fibre muscolari, si stirano, producendo il riflesso da stiramento che causa un improvvisa contrazione muscolare alla quale si associa il rilassamento dei muscoli antagonisti.

In particolari condizioni di affaticamento, questo sistema risulta insufficiente e porta l’atleta alla lesione muscolare da stiramento.

– come si manifesta lo stiramento

Nello stiramento muscolare si avverte un dolore acuto ed improvviso che porta in spasmo il muscolo.

Il dolore è più circoscritto. Ci possono essere anche dei versamenti di sangue e talvolta il dolore è sopportabile, tanto da non impedire subito il proseguimento dell’attività.

Si consiglia, tuttavia, di fermarsi anche se il dolore è lieve, per evitare la degenerazione in strappo muscolare.

– le cause che portano allo stiramento

Le cause che possono portare allo stiramento muscolare sono le stesse che portano alla contrattura, ma con effetti più compromettenti:

la mancanza di riscaldamento e una preparazione fisica inadeguata, movimenti violenti, microtraumi ripetuti, condizioni climatiche avverse, abbigliamento e calzature non adatti, recupero insufficiente, squilibri posturali, muscolari e articolari.

– tempi di recupero e consigli per lo stiramento

La durata media per il recupero di una lesione di stiramento è di circa 15-20 giorni, evitando il rischio di recidive.

Si consiglia l’utilizzo del protocollo R.I.C.E. ovvero riposo o immobilizzazione, applicazione di ghiaccio, bendaggio compressivo ( per ridurre le emorragie ) ed elevazione dell’arto.

Il ritorno all’allenamento sarà graduale con particolare attenzione alla fase di riscaldamento, anche se la pratica dello stretching può essere anche pericoloso, se non si è seguiti da personale specializzato.

Nella fase acuta, è sconsigliato praticare il massaggio nella sede della lesione.

E’ opportuna la visita di uno specialista che può richiedere indagini strumentali diagnostiche e introdurre farmaci antinfiammatori e miorilassanti.

Le Lesioni Muscolari Nello Sport: Lo Strappo

Tra le lesioni muscolari nello sport, lo strappo consiste nella rottura di alcune o di tutte le fibre muscolari oppure la rottura del connettivo che compone il muscolo.

E’ la lesione muscolare più seria e grave e secondo una classificazione standard, lo strappo può essere di tre gradi.

– classificazione dello strappo

I grado, moderato, distrazione muscolare.

Le fibre danneggiate sono poche ( inferiori al 5% ). Dolore immediato. Permette di proseguire l’attività. Leggero fastidio alla contrazione e allungamento. Nessuna perdita importante di forza o particolari limitazioni nel movimento.

Guarisce da solo nel giro di 2-3 settimane.

Si consiglia una visita specialistica.

II grado, grave .

Le fibre danneggiate sono maggiori ( tra il 5 e il 50 %). Il dolore è percepito come molto forte, acuto, pungente in seguito ad una violenta contrazione muscolare. Qualsiasi attività sportiva può essere continuata, ma con un aggravamento progressivo dei sintomi e della lesione stessa. Si possono manifestare tumefazioni ed ecchimosi.

Il trattamento riabilitativo è necessario per riportare il muscolo alle normali condizioni.

III grado, gravissimo

Avviene la lacerazione completa o semi completa del ventre muscolare ( almeno 3/4 delle fibre oppure fibre danneggiate oltre il 50 %) che impedisce il proseguimento di qualsiasi attività sportiva, per impotenza funzionale.

Il dolore è violentissimo e si presenta anche edema e gonfiore.

Anche alla palpazione è percepibile un avvallamento nella sede della lesione.

Necessita un attento percorso medico e riabilitativo per limitare i danni perché non sempre è possibile un recupero completo.

– le cause che portano allo strappo

Lo strappo è generalmente causato da un’ eccessiva sollecitazione, come brusche contrazioni o scatti improvvisi, ed è piuttosto frequente soprattutto negli sport che richiedono un movimento muscolare esplosivo come sollevamento pesi, baseball, calcio, gare di sprint e di salto.

Lo strappo muscolare alla coscia interessa più frequentemente il bicipite femorale o il quadricipite femorale.

Quello al tricipite della sura si localizza, in genere, nella parte bassa, vicino alla caviglia e interessa maggiormente gli atleti più “anziani”. Questo, di solito, avviene dopo un’improvvisa accelerazione.

Nello regione inguinale è abbastanza comune negli sport con molti cambi di direzione.

Lo strappo muscolare alla schiena, invece, è quasi sempre un’erronea convinzione in seguito alla percezione di una fitta nella regione lombare. In realtà, non è quasi mai così perché lo strappo muscolare alla schiena è rarissimo.

– consigli per lo strappo

In caso di strappo muscolare è sconsigliato praticare il massaggio decontratturante fino a completa guarigione

La prima cosa da fare in caso di strappo muscolare è attuare il protocollo POLICE: Protection (protezione) – Optimal Loading (carico ottimale ) – Ice (ghiaccio) – Compression ( compressione) – Elevation (elevazione).

Ci affidiamo, infine, all’acronimo HARM: Heat (calore) – Alcool – Running ( corsa ) – Massage, per comprendere quanto sia fondamentale evitare alcune cose che potrebbero ostacolare la riparazione dei tessuti della zona in lesione.

Lesioni Muscolari Nello Sport: prevenire è meglio che curare!

Prima dell’attività sportiva, di una prestazione fisica o di qualsiasi sforzo eccessivo è sempre meglio sottoporre l’atleta ad un riscaldamento completo e ad uno stretching specifico per elasticizzare tendini e muscoli, un valido aiuto per la prevenzione delle lesioni muscolari nello sport.

E’ importante ricordare di allenarsi solo quando ci si sente nella condizione di farlo, di rispettare sempre i tempi di riposo e di recupero, di utilizzare un abbigliamento tecnico adeguato alle condizioni climatiche.

Lesioni Muscolari Nello Sport : vuoi diventare un Esperto nel Massaggio Sportivo?

Se desideri imparare come assistere un atleta, come migliorare le sue prestazioni e come prevenire gli infortuni, allora accedi subito al nostro Corso di Massaggio Educam

Condividi Questo Articolo:
Categorie
Blog

Il reflusso gastroesofageo e l’osteopatia

Condividi Questo Articolo:

La malattia da reflusso gastroesofageo consiste nella risalita di cibo, liquidi e succhi gastrici dallo stomaco all’esofago. L’esofago presenta una mucosa differente da quella dello stomaco e pertanto non è adatto a contenere sostanze fortemente acide, questo provoca irritazione, bruciore allo stomaco e allo sterno. 

Il GERD (malattia da reflusso gastro esofageo) è maggiormente frequente in occidente, e si stima che in media sia presente come condizione cronica in circa il 20/25% della popolazione mondiale.

Reflusso gastroesofageo

Breve cenno di anatomia e fisiologia

L’esofago è un tubo fibromuscolare che si estende dalla bocca fino allo stomaco.

Alla sua estremità inferiore troviamo il cardias, una valvola che permette l’ingresso del cibo ma evita la risalita dei succhi prodotti dallo stomaco (fortemente acidi).

Nella porzione inferiore dello stomaco troviamo il piloro, un’altra valvola che congiunge lo stomaco al duodeno, il primo tratto dell’intestino.

La parete dello stomaco è rivestita da un epitelio capace di sopportare un ambiente fortemente acido, cosa che invece non è presente all’interno dell’esofago, motivo per cui, si ha la sensazione di bruciore nel reflusso.

Sintomi associati al reflusso

Associati ai comuni sintomi il GERD può provocare tosse cronica, mal di gola, voce roca, eruttazioni, singhiozzo, alito cattivo. 

Inoltre creando tensione all’esofago si può instaurare una condizione di limitazione di movimenti del tratto cervicale e dolore allo stesso.

Sintomi meno comuni ma comunque possibili sono l’insorgenza di otiti, di cefalee, di broncospasmo e eventuali danni ai denti causati dall’acidità del contenuto gastrico.

Associati ai comuni sintomi il GERD può provocare tosse cronica, mal di gola, voce roca, eruttazioni, singhiozzo, alito cattivo. 

Inoltre creando tensione all’esofago si può instaurare una condizione di limitazione di movimenti del tratto cervicale e dolore allo stesso.

Sintomi meno comuni ma comunque possibili sono l’insorgenza di otiti, di cefalee, di broncospasmo e eventuali danni ai denti causati dall’acidità del contenuto gastrico.

Le terapie comuni per il reflusso

La diagnosi accurata e a carico del gastroenterologo, che provvederà per una terapia specifica

La terapia principale e più immediata è intervenire sul proprio stile di vita, effettuare cambiamenti nella dieta, diminuire il peso corporeo ed eliminare il fumo sono i primi passi, come suggerito dall’ALMA onlus.

Il paziente deve sapere che è importante evitare caffè, cibi grassi o piccanti, alcool, pomodori, agrumi. I pasti devono avere porzioni più ridotte e non devono essere consumati immediatamente prima di andare a dormire.

I pazienti affetti da GERD trovano beneficio a dormire con la testa sollevata, in modo da agire tramite la gravità sulla risalita dei succhi gastrici.

Perchè funzionano i farmaci

I farmaci comunemente usati, gli IPP, agiscono sulle cellule parietali gastriche che producono acido cloridrico in modo da creare un effetto di protezione della mucosa gastrica. La loro azione può durare dalle 18 alle 24 ore, e spesso sono associati all’uso di farmaci antinfiammatori non steroidei.

Gli effetti indesiderati dei farmaci

I farmaci IPP sono generalmente sicuri, ma come ogni altro farmaco può presentare effetti indesiderati soprattutto in caso di uso prolungato.

Gli effetti collaterali nel breve termine includono
– Cefalea
– Diarrea
– Rush cutaneo
– Reazioni anafilattiche

Nel lungo termine gli IPP possono causare effetti più severi, come la carenza da mal assorbimento di vitamina B12, magnesio e calcio. Inoltre alterando il PH interno allo stomaco possono rendere un terreno di facile sviluppo di batteri intestinali (Helicobacter Pylori Clostridium Difficile)

L’approccio osteopatico al reflusso gastroesofageo

L’osteopata può essere un valido alleato nella gestione dei sintomi del GERD.

Tramite l’applicazione di tecniche manipolative dolci e non invasive, l’osteopata può fornire al paziente il giusto supporto necessario per migliorare la qualità della vita.

Oltre ad una attenta analisi del percorso gastro esofageo il vostro osteopata farà caso a tutto ciò che può essere un fattore negativo per l’instaurarsi della condizione patologica:

  • Postura
  • Problematiche intestinali
  • Disfunzioni cervicali
  • Disfunzioni dorsali
  • Errata respirazione.

L’osteopata non lavora mai per protocolli, ma applica un piano terapeutico specifico per ogni singola persona, tenendo in considerazione non solo la patologia ma anche molti altri fattori.

Perciò due persone affette dalla stessa condizione patologica riceveranno due trattamenti diversi in base alla problematica scatenante e al passato anamnestico.

Generalmente le ricerche scientifiche hanno dimostrato che le persone affette da GERD reagiscono positivamente a tecniche manipolative osteopatiche sul diaframma, sullo sfintere gastro esofageo (la valvola di giunzione tra stomaco ed esofago), sul tratto cervicale e sulla gabbia toracica.

I benefici sono presenti già dal primo trattamento, ma si è visto che con 3-4 visite osteopatiche i benefici erano molto più evidenti e più stabili.

Le controindicazioni dell’osteopatia

Il fattore più importante di valutare un approccio osteopatico è l’assenza di controindicazioni, a patto di affidarsi ad un osteopata esperto permette al paziente di stare tranquillo riguardo eventuali problematiche scaturite dalle manipolazioni.

Gli studi scientifici effettuati non documentano in nessun caso un peggioramento sintomatologico, tuttavia sono presenti casi in cui la situazione è rimasta totalmente invariata.

Quindi cosa fare se si soffre di reflusso?

Se sono presenti i sintomi del reflusso gastroesofageo, la prima cosa da fare è una visita dal gastroenterologo per capire se ci sono dei deficit strutturali di stomaco ed esofago (cardias ipocontinente, ernia iatale).

In seconda istanza è importante cambiare stile di vita e potrebbe essere utile apprendere come alimentarsi meglio tramite una visita dal nutrizionista.
Il nutrizionista non toglie da mangiare, ma insegna a mangiare meglio!

Infine rivolgersi ad un osteopata, che provvederà a ridurre al minimo le risposte irritative e infiammatorie.

Per imparare ad essere un osteopata di successo, segui il percorso EDUCAM:

Condividi Questo Articolo:
Categorie
Blog

La Cellulite. Stop all’Inestetismo!

Condividi Questo Articolo:

La cellulite. Non è solo un difetto fisico passeggero, ma uno degli inestetismi più comuni e diffusi del nostro tempo. Tutti ne parlano, ma pochi ne conoscono le reali caratteristiche, le probabili cause scatenanti e gli eventuali accorgimenti che possono attenuarla e prevenire.

Scegliamo, in questo articolo, di dedicarle la giusta attenzione.

La Cellulite. Di cosa si tratta?

La cellulite, da cellula+ -ite, è l’infiammazione del tessuto connettivo interstiziale o periviscerale. E’ un inestetismo del tessuto connettivo, caratterizzato da una flogosi del derma e del tessuto sottocutaneo della pelle.

E’ definita più correttamente “Pannicolopatia Edemato-Fibro-Sclerotica” (o PEFS), proprio perchè in una determinata condizione alterata del tessuto sottocutaneo, questo ultimo si riempie di cellule adipose, cioè grasso.

La cellulite “estetica” si manifesta appena sotto la pelle, attraverso la tipica ipertrofia degli adipociti, che si accumulano negli spazi intercellulari, insieme ai liquidi in eccesso, ricavati da tutti i processi metabolici del nostro organismo.

La cellulite può dipendere da diversi fattori, come una predisposizione genetica o lo stile di vita, ma può anche essere a base infettiva, cioè determinata da batteri come lo stafilococco, lo streptococco, il colibacillo, il gonococco ecc. Si riconducono, tuttavia, anche cause di tipo traumatiche, cioè azioni meccaniche che agiscono ripetutamente su uno stesso segmento o area corporea.

La cellulite non è, quindi, solo un inestetismo perchè compromette la micro-circolazione, creando un rallentamento del flusso sanguigno e un sempre maggiore ristagno dei liquidi nei tessuti.

Il Pannicolo Adiposo è fisiologico!

Il pannicolo adiposo è lo strato del tessuto connettivo, più o meno ricco di adipe, che connette la pelle, per tutta l’estensione della sua faccia profonda, con gli organi sottocutanei. E’ detto anche tessuto cellulare sottocutaneo, tela sottocutanea o ipoderma.

E’ costituito da due strati connettivi: uno superficiale, aderente alla faccia profonda della pelle, e uno profondo, sovrapposto alla sottostante aponeurosi. Tratti connettivi verticali ed obliqui uniscono tra loro queste due lamine, creando un sistema di logge nel quale si accoglie il tessuto adiposo, che ha la funzione metabolica e di termoregolazione, oltre che di contenimento di vasi e nervi.

Il foglietto superficiale è intimamente unito al derma, mentre quello profondo è separato dall’aponeurosi da uno strato di connettivo lasso. Tale struttura permette lo scorrimento della cute sugli strati sottostanti, oltre a dissipare le forze meccaniche compressive provenienti dall’esterno e oltre a trasmettere le percezioni tattili e sensoriali.

Lo spessore del pannicolo adiposo varia nelle diverse sedi corporee e in rapporto all’età, all’alimentazione e al ricambio cellulare.

La Cellulite. Chi è più colpito da questo inestetismo?

La cellulite, secondo recenti studi, colpisce in media più dell’90% delle donne in modo più o meno grave, indifferentemente dal sesso, dall’età e dall’etnia.

Probabilmente, è più diffusa nel sesso femminile per l’azione degli ormoni estrogeni che influenzano l’aumento e l’accumulo del tessuto adiposo.

Questo inestetismo va concentrandosi così, soprattutto, sugli arti inferiori, sui fianchi e l’addome, sulle braccia e sulle caviglie.

Cellulite vs Lipomatosi

Per molti, è improprio indicare con il termine Cellulite, l’aumento di adipe nel tessuto sottocutaneo a causa di turbe nel metabolismo dei grassi, che invece andrebbero più precisamente classificate sotto il gruppo delle lipomatosi.

Per lipomatosi si intende quel gruppo di distrofie adipose, caratterizzate da accumuli di grasso circoscritto, distribuiti in modo irregolare o raccolti in masse multiple, simmetriche e spesso dolorose.

Ci sono diverse forme di lipomatosi:

  • Adiposi dolorosa o Sindrome di Dercum; caratterizzata da comparsa, nel sottocutaneo del tronco e degli arti, di accumuli dolorosi di grasso, distribuiti simmetricamente. Tipica forma nelle donne nel periodo della menopausa. Determina grave astenia e disturbi psichici con malinconia.
  • Lipodistrofia progressiva o Morbo di Morgagni-Barraque-Simons; propria nelle giovani donne, ritenuta secondaria a lesioni diencefaliche. E’ tipica la scomparsa di adipe nella metà superiore del corpo, specie al viso, mentre nella metà inferiore l’adipe è normale o un pò aumentato.
  • Lipomatosi Multipla o Sindrome di Launois-Bensaude; comparsa di masse adipose enormi a disposizione simmetrica alla nuca, alle regioni parotidee, sottomascellari, sottomammarie ed addominali. Predilige il sesso maschile tra i 25 e i 30 anni.
  • Adiposità Circoscritte Segmentarie Paraplegiche; di origine nervosa legate a lesioni cerebrali.

Nelle lipomatosi, data la tendenza ad accumulare grasso, è necessario seguire una dieta particolare, prevalentemente proteica, limitando grassi e carboidrati, bevande e sali. Regolarizzare l’alvo ed eseguire esercizi ginnastici.

La Cellulite. Perchè colpisce?

La Cellulite, come anticipato, può essere causata da fattori primari, secondari e aggravanti.

Chiaramente, è significativa l’azione degli estrogeni femminili su specifici recettori cutanei, nella fase di pre-ciclo mestruale o nel periodi di gravidanza, dove può evidenziarsi la famosa “pelle a buccia d’arancia”. La cellulite, in genere, aumenta dopo la menopausa, se non accompagnata da specifiche cure ormonali.

Se non si considerano i traumi e le affezioni batteriche e sistemiche-metaboliche ( cause specifiche), sono sfavorevoli uno stile di vita sedentaria, un’ inadeguata alimentazione ( obesità o dimagrimento rapido ), lo stress, il fumo, l’alcol come le cattive abitudini posturali date da particolari tipi di lavoro che spingono ad azioni ripetute ( assumere posizioni sbagliate a lungo, overuse o passare troppo tempo in piedi ). Tuttavia, si sconsigliano vestiario stretto e attillato come scarpe strette o tacco alto.

La Cellulite Batterica

La Cellulite si sviluppa in quei casi traumatici che favoriscono l’insorgenza di un infezione, in cui i batteri possono pervenire al tessuto cellulare sia per contiguità sia per via sanguigna o linfatica da focolai anche lontani, come foruncoli, ascessi sottocutanei e carie dentarie.

Si stabilisce un essudato che riempie gli interstizi, ossia le fenditure tra i tessuti. Si può raccogliere anche in cavità, piccole o grandi, generando un ascesso. L’infiammazione però può portare anche alla necrosi e alla degenerazione del tessuto. I corpuscoli purulenti smantellano il tessuto che muore. Se l’affezione si estende oltre il tessuto offeso fino a tratti sempre maggiori, si può parlare anche di flemmone.

La cura della cellulite si basa sul riposo, con immobilizzazione della parte colpita, l’applicazione di impacchi caldo-umidi, sull’impiego di antibiotici ad ampio spettro.

La Cellulite e i suoi stadi evolutivi di crescita

La cellulite estetica si può dividere in 3 stadi di crescita evolutiva principali:

  • Stadio 1 – Edematosa ; la pelle nei punti critici come caviglie, polpacci, cosce e braccia risulta pastosa. Se pizzicata, compare un effetto bucarellato simile alla buccia d’arancia. Origina da disfunzioni ormonali (anche a causa della pillola anticoncezionale), costituzionali ed ereditarie. I vasi sanguigni, che irrorano il tessuto adiposo, perdono elasticità, causando un edema, ovvero ristagno di liquidi. L’inestetismo se non curato può peggiorare.
  • Stadio 2 – Fibrosa; stringendo la pelle tra le mani, ci si accorge di piccoli noduli e protuberanze abbastanza evidenti. Questa cellulite è dovuta a un ristagno di liquidi costante e prolungato nel tempo che crea sofferenza al tessuto adiposo, rendendo il tessuto fibroso, cioè aumenta il tessuto connettivo che indurisce quello adiposo. La pelle è, quindi, dura al tatto.
  • Stadio 3 – Sclerotica; la pelle anche se non compressa, presenta avvallamenti e protuberanze di grandi dimensioni, talvolta con tumefazioni, conferendo il tipico aspetto “a materasso”. Comprimendo le zone colpite, si percepisce dolore a causa dell’ispessimento severo degli strati sottocutanei profondi. Le cellule adipose aumentano di numero e di volume e i setti, che accolgono le cellule adipose, si irrigidiscono e tendono a ritirarsi.

Ad ogni Cellulite…il suo identikit

Esistono diverse tipologie di cellulite:

  1. Cellulite Molle o Flaccida : le zone colpite tendono spontaneamente a infiltrati mobili con la presenza di noduli che formano come dei gradini di grasso. La figura corporea è modificata, soprattutto nelle cosce e nelle braccia, anche per il solo effetto della forza di gravità. Le masse cellulitiche hanno notevoli quantità di liquido e per questo le parti sono gonfie e i contorni arrotondati. La palpazione superficiale rivela “la pelle a buccia d’arancia”, mentre con la palpazione profonda si mettono in evidenza le formazioni nodulari. Il tono muscolare è diminuito e sono presenti varicosità arteriose e venose. Rare sono le smagliature. La pelle è fredda, secca e rugosa. E’ la forma di cellulite più diffusa e colpisce in particolare soggetti obesi, ma è possibile riscontrarla in soggetti normopeso o che variano spesso di peso.
  2. Cellulite Edematosa : è una variante della cellulite molle, caratterizzata però da una notevole componente idrica. Il liquido nei tessuti ristagna in particolare nei glutei e nel bacino, dando un effetto di infarcimento dei tessuti. Cuscinetti e placche cellulitiche dure alla palpazione profonda, conferiscono un aspetto gonfio e spugnoso. Si può confondere con il classico edema di origine cardiaca.
  3. Cellulite Dura o Compatta: la pelle appare ispessita e fortemente aderente ai piani profondi. E’ poco mobile, tende l’epidermide al massimo e si presenta soda sotto le dita. Si presenta spesso di colore cianotico e solcata da smagliature profonde. Le zone cellulitiche non si lasciano comprimere in nessun modo. E’ una forma spesso dolorosa. Colpisce soggetti anche magri e il tono muscolare è tonico e ben conservato. Si accompagna a senso di affaticamento, pesantezza fino alla dolorabilità spontanea, con facilità all’ematoma.

La Cellulite e i rimedi

Per combattere la cellulite esistono degli espedienti e strategie valide che richiedono impegno e costanza.

Questi rimedi sono principalmente un alimentazione sana, moderata e bilanciata, integrazione (per esempio centella, ippocastano ), l’attività fisica regolare ( movimento aerobico dolce senza carico eccessivo sugli arti inferiori : acqua gym, nuoto, bicicletta…) , interventi di massoterapia linfodrenante e anticellulite.

Vuoi diventare un Esperto di Massaggio Integrato di successo?

Se sei interessato ad approfondire questo argomento e desideri scoprire le manualità anticellulite e linfatiche, allora accedi subito al nostro corso di massaggio Educam !

Bibliografia:

  • appunti personali
  • Enciclopedia Motta, Federico Motta Editore 1990 Milano
Condividi Questo Articolo: