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La Pelle : 3 strati per abitare un organo

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La pelle. Pensi di conosce realmente questo organo?

Troppo spesso la pelle è un argomento di studio poco approfondito, ma fondamentale per la preparazione di un massaggiatore professionista.

L’apparato tegumentario e la sua trattazione, tra struttura e funzioni, ha lo scopo di suggerire uno studio completo riguardo la struttura del corpo.

Per il massaggiatore, la pelle è uno strumento di contatto, ma anche il mezzo per conoscere il paziente.

pelle

La Pelle, una struttura speciale

Mentre lavoriamo, siamo chiamati ad esplorare le strutture responsabili del movimento, ma dobbiamo tener conto anche di tutte le strutture contenute all’interno del nostro corpo, che proteggono, nutrono, e supportano la funzione delle ossa, dei muscoli, dei tendini e dei legamenti.

Tra queste strutture troviamo la pelle, che insieme al tessuto fasciale, contiene vasi sanguigni e linfatici e anche i nervi. La pelle è un organo che contribuisce alla salute e al benessere di tutto l’organismo.

E’ quel tipo di tessuto del corpo umano, composto da un gruppo di cellule simili che condividono una stessa funzione. L’insieme dei tessuti stratificati diversi tra loro, ma in collaborazione, la rendono un organo speciale. E’ una singola unità dell’organismo a cui sono affidati diversi compiti.

La pelle, tuttavia, è composta per il 70% da acqua e per la restante parte da proteine, grassi, minerali e altre sostanze. E’ composta principalmente da sebo e ha un pH acido.

La pelle e le sue funzioni

La pelle, insieme agli annessi cutanei, quali le unghie, i peli e le ghiandole (sudoripare e sebacee), diventa un apparato dalle specifiche e fondamentali funzioni anatomiche e fisiologiche.

  • rivestimento: la pelle è una struttura continua che riveste tutto il corpo come un manto ed è l’organo più esteso del corpo.
  • protezione: la pelle ripara gli organi e i visceri sottostanti contro il contatto con agenti esterni, dalle radiazioni, da sostanze irritanti e corrosive, da urti e da eventi traumatici.
  • termoregolazione: la pelle aiuta a regolare l’omeostasi a partire da meccanismi autonomi contro il caldo e il freddo, secernendo prodotti di scarto o idrolipidici e attraverso la vasodilatazione e la vasocostrizione.
  • sintesi di vitamine: la pelle, attraverso l’esposizione ai raggi solari, assorbe i raggi ultravioletti, utili per la formazione di vitamina D.
  • immunologica: la pelle costituisce una barriera contro batteri e virus, combattendone l’azione patogena, grazie ai linfociti T e alla presenza delle cellule di Langerhans.
  • drenante e depurativa: la pelle libera il sangue dalle sostanze tossiche, grazie all’azione delle ghiandole. Le ghiandole sudoripare producendo il sudore, regolano la temperatura ma anche l’equilibrio idrosalino. Le ghiandole sebacee, producendo sebo, fungono da emolliente, idrante e lubrificante.
  • respirazione: la pelle seppur in modo limitato, coadiuva il polmone nel suo lavoro di scambio dei gas tra aria e sangue.
  • sensoriale: la pelle ci aiuta ad interagire con l’ambiente esterno attraverso un complicato sistema di corpuscoli sensitivi ( corpuscoli di Merkel ). E’ quindi sede del senso del tatto e delle sensazioni dolorifiche.

La pelle e i 3 strati che la compongono

La pelle è composta da 3 strati principali sovrapposti tra loro.

Lo strato più superficiale e sottile è l’epidermide, seguito da uno strato più profondo e spesso, chiamato derma. Il terzo strato è l’ipoderma o tessuto sottocutaneo, che posto sotto il derma è formato da tessuto adiposo.

1-L’Epidermide: è lo strato più esterno della pelle ed è composta da tessuto epiteliale.

Contiene diversi strati sottili di cellule, i cheratinociti, che producono la proteina protettiva, cheratina, e un pigmento chiamato melanina che da colore alla nostra carnagione.

I diversi strati di cellule si sfaldano in continuazione e vengono continuamente sostituite da cellule nuove, generate e provenienti dagli strati sottostanti.

Dalla superficie esterna dell’epidermide fino in profondità, troviamo lo strato corneo ( cellule lamellari morte cheratinizzate), lo strato lucido ( ricco di eleidina ), lo strato granuloso ( dove inizia il processo di cheratinizzazione ), lo strato spinoso ( dove le cellule sono collegate da ponti fibrosi tra loro), lo strato basale ( cellule staminali in continua attività riproduttiva che riforniscono gli strati più superficiali).

2-Il Derma: si trova sotto l’epidermide ed è costituito da tessuto connettivo denso, ricco di fibre collagene ed elastiche.

Contiene i follicoli dei peli, le ghiandole sudoripare e sebacee, vasi, nervi e piccoli muscoli ( i pilo-erettori che per l’azione del freddo o dallo spavento, per esempio, producono “la pelle d’oca”).

3-L’Ipoderma: si trova sotto il derma ed è costituito da tessuto connettivo lasso.

Contiene principalmente cellule adipose che ammortizzano e proteggono le strutture sottostanti da compressioni eccessive .

Ha anche una funzione di riserva energetica e una funzione termica contro il freddo. E’ chiamato anche Fascia superficiale.

La pelle, una struttura anatomica di facile palpazione

La pelle, essendo un tessuto superficiale, è molto facile da palpare, anche perchè si adatta alla sua sede, alla sua funzione e all’ambiente.

Durante la palpazione è bene fare attenzione alla temperatura, alla cedevolezza , al colore e alla trama della pelle.

La pelle è liscia o ruvida? Presenta pieghe, ispessimenti, rigonfiamenti o calli? E’ umida o secca? Che colore ha? E’ omogenea ?

La pelle si può palpare con la punta delle dita o con tutto il palmo della mano, con movimenti circolari, longitudinali o trasversali. E’ utile far scorrere i tessuti uno sull’altro, muovendo un articolazione o facendo contrarre un muscolo, imprimendo dolcemente una pressione sempre più profonda, per giungere agli strati più interni.

La pelle cambia e si modifica con la palpazione? Quali proprietà mantiene? E’ densa o elastica?

Palpare la pelle, quindi, significa esplorare e conoscere toccando. E’ un arte che prevede l’individuazione di una struttura, il riconoscimento delle sue caratteristiche e la valutazione delle sue qualità e condizioni, per decidere quale massaggio è più adatto al cliente.

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Bibliografia:

Christy Cael.”Anatomia Funzionale”. Piccin 2014

Andrew Biel. “Guida ai sentieri del corpo”. Edi-ermes 2011

Appunti personali

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Marzo – Il mese dell’Albero Ontano 

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Dettaglio botanico – La Primavera di Botticelli

Nel “Calendario degli Alberi” Celtico, il quarto albero è L’Ontano che corrisponde al periodo compreso tra il 18 Marzo e il 14 aprile.

L’inizio della primavera è il momento della rinascita per eccellenza, tutto ciò che in Natura sembrava dormiente avvia il suo processo di fioritura. 

L’Equinozio ricorre due volte durante l’anno solare. In questo periodo l’esposizione alla luce del Sole e quello notturno sono uguali. Ciò accade quando i raggi solari raggiungono perpendicolarmente l’asse di rotazione della Terra. 

L’Ontano e il Mito

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Radici subacquee dell’ Alnus glutinosa

Sempre secondo i Celti, l’Ontano era anche detto “Albero di Bran”. Associato alla divinità Bran il Benedetto. Nel “ Romanzo di Branwen”, re Bran si servì del legno di Ontano per la costruzione di ponti e moli.

La mitologia ci ricorda uno degli utilizzi principali del legno di Ontano, molto resistente all’acqua, infatti anche Venezia è in massima parte costruita su fondazioni di pali di Ontano.

Albero molto misterioso anche per i Greci. Convinti che l’albero sanguinasse per via della sua linfa, che entrando in contatto con l’aria e quindi con l’ossigeno, diventa immediatamente rossa.

Presente nell’Odissea di Omero, nella leggenda della grotta di Calipso viene menzionato insieme al pioppo e al cipresso:

“Una foresta folta cresceva, d’intorno allo speco,

tutta in rigoglio: il pioppo, l’ontano il fragrante cipresso;

quivi facevano il nido gli uccelli dall’ala veloce,

gufi, sparvieri e cornacchie ciarliere che vivon sul mare”

(Tratto da Libro V “Odissea” vers.66-70. Trad. Ettore Romagnoli) cit

L’Ontano in Italia

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Le quattro specie di Ontano presenti in Italia sono: Ontano Bianco (Alnus incana), Ontano Nero (Alnus glutinosa), Ontano Verde (Alnus alnobetula) e Ontano Napoletano (Alnus cordata).

L’ontano nero o ontano comune è presente in tutte le regioni d’Italia. 

Il portamento è generalmente di piccola taglia.

Alto 8-10 metri, talvolta con portamento arbustivo.

La corteccia di colore nero è fessurata longitudinalmente.

Il legno e le radici sono di colorazione variabile dal giallo-aranciato al rosso-aranciato.

Le foglie sono caduche, sparse e picciolate. Il margine è dentellato.

Sia i fiori femminili sia quelli maschili sono molto piccoli e riuniti in infiorescenze ad amento.

Gli amenti femminili hanno una forma ellissoidale e sono di colore verde.

Gli amenti maschili sono penduli e cilindrici, di colore giallo-verdastro.

La fioritura ha luogo alla fine dell’inverno, in febbraio-marzo.

Il frutto è un piccolo achenio alato.

L’Ontano è una specie idrofila, richiede la presenza costante di umidità.

Elemento tipico della vegetazione riparia, l’Ontano svolge un ruolo fondamentale nella conservazione del suolo, fattore che influenza la biodiversità degli ecosistemi acquatici.

Scopriamo insieme le sue qualità come albero rigeneratore…

Curiosità

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  • L’Ontano è una specie tipica della vegetazione di una zona ripariale. Quest’ultima è l’interfaccia tra la terra e un corso d’acqua che scorre in superficie.

Le zone ripariali possono essere naturali o progettate per la stabilizzazione o il ripristino dei suoli. Queste zone sono importanti biofiltri naturali, che proteggono gli ambienti acquatici dall’eccessiva sedimentazione, dal ruscellamento contaminato e dall’erosione. Esse forniscono riparo e cibo per molti animali acquatici, nonché ombra che è una parte importante della regolazione della temperatura dei corsi d’acqua.

Le ricerche mostrano che le zone ripariali sono strumentali al miglioramento della qualità dell’acqua sia per il ruscellamento che lo scorrimento delle acque in corsi attraverso il sottosuolo o il flusso delle falde acquifere. In particolare in questa zona tampone è importante l’attenuazione dei nitrati o denitrificazione dal fertilizzante. Le zone ripariali possono infatti svolgere un ruolo nell’abbassare la contaminazione da nitrati nel ruscellamento dai campi agricoli, che altrimenti danneggerebbe gli ecosistemi e la salute umana. 

 L’uso delle zone ripariali nelle zone umide mostra un tasso particolarmente elevato di rimozione di nitrati che penetrano in un corso d’acqua, e trova pertanto posto nella gestione agricola.

Una tipica zona ripariale italiana peninsulare comprende:

Pioppo bianco, Populus alba

Salice bianco, Salix alba

Ontano nero, Alnus glutinosa

Olmo campestre, Ulmus minor.

  • L’Ontano viene citato da Bill Mollison nel manuale di progettazione in Permacultura in qualità di albero azotofissatore: “ […]le specie dei generi Alnus (Ontano) e Casuarina presentano a livello radicale organismi simbiotici capaci di fissare l’azoto atmosferico, che viene rilasciato nel suolo durante tutta la stagione di crescita a favore di altre specie vegetali” cit 

Proprietà dell’Ontano

Oltre a svolgere un ruolo ecologico fondamentale per il mantenimento degli ecosistemi è stato utilizzato nella farmacopea popolare.

La corteccia dell’Ontano nero contiene tannini, alnulina, protoalnulina, emodina.

Per questo gli sono attribuite proprietà febbrifughe, blandamente antinfiammatorie, astringenti.

Le pigne di questi alberi vengono utilizzate in acquariofilia per acidificare e ambrare l’acqua, i tannini che rilasciano portano benefici ai pesci.

Medicina Forestale, “Shinrin-yoku e Ricerca Scientifica 

Una semplice immersione nella Natura e in una Foresta, dalla durata di quattro ore ha dimostrato di essere in grado di aumentare di molto gli effetti difensivi nei confronti di Tumori e infezioni, grazie all’aumento di Proteine in grado di attivare il Sistema Immunitario, come la Granulisina ed i Granzimi A/B, che resta stabile fino ad oltre una settimana dalla nostra esperienza di Medicina Forestale. 

Nel libro “Shinrin-Yoku. Immergersi nei Boschi” Qing Li, uno dei massimi esperti al mondo di Medicina Forestale, Medico Immunologo e fondatore della Società Giapponese per la Medicina Forestale, ci racconta i segreti di questa antica pratica giapponese: “lo Shinrin-Yoku è l’Arte di comunicare con la Natura attraverso i cinque sensi: non dobbiamo far altro che accettare il suo invito e lei farà il resto”. 

“Nella Natura tutto il mondo è una farmacia, che non possiede neppure un tetto” Paracelso cit

Vuoi approfondire i temi dello Shinrin-Yoku e della Terapia del Bosco ?

La Medicina Forestale si occupa proprio di questo… e non solo !

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