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La Cura di Sé attraverso il Massaggio.

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Le radici del massaggio come forma di cura.

Il Massaggio rappresenta, senza dubbio, una delle più antiche e principali forme di “Cura di Sé”. E’ una tecnica corporea le cui radici vengono da lontano. E’ la terapia fisica più arcaica, utilizzata nel tempo, per alleviare dolori, sciogliere tensioni muscolari, allontanare o rendere più sostenibile la fatica, sia fisica che mentale ed emotiva.

Fu Ippocrate, uno dei primi divulgatori della tecnica del massaggio come forma di cura rivolta alla persona, insieme ad altre tecniche manuali. Egli fu uno dei primi sostenitori e divulgatori dei benefici fisici e psicologici legati alle terapie manuali, nel 480 a.C. In uno dei suoi trattati scrisse: “I medici devono essere esperti in molte cose, tra queste senza dubbio anche il massaggio”.

Oggi il massaggio si è diffuso in molti e differenti contesti. Tuttavia, sarebbe opportuno tornare alle radici di questa disciplina. Ricordare che, tale tecnica manuale, dagli effetti così profondi e delicati, necessita di conoscenza, coscienza, disciplina, rispetto e ascolto.   

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Il massaggio insegna a prendersi cura di sé.

Scegliendo di rivolgerci a un professionista del massaggio, abbiamo mosso un primo, fondamentale passo verso il miglioramento del nostro stato di salute e benessere. Abbiamo risposto alla richiesta di aiuto del nostro corpo. Abbiamo iniziato a costruire e definire uno spazio e un tempo in cui prenderci cura di noi stessi e dei nostri bisogni.

“La presa di cura di sé”, è un concetto fondamentale affinché il nostro sistema mente-corpo- emozioni, sia in equilibrio. Sviluppare l’abilità e la consuetudine di prendersi cura di se stessi, significa assumersi la piena e completa responsabilità della propria quotidianità, senza delegarla a fattori esterni.

Significa scegliere consapevolmente il cibo di cui nutrirsi, la cura con cui prepararlo, quando e in che modo mangiarlo. La cura di sé, si costruisce attraverso piccoli gesti quotidiani, riportando ad esempio attenzione e consapevolezza alle singole azioni svolte durante la giornata.

Muovere i primi passi della cura di sé, dal contatto consapevole con il corpo, con il respiro, con il movimento accorto, è un buon inizio. Il massaggio, in tal senso, ci insegna a ricevere un’azione tangibile di cura, che possiamo poi applicare a ogni azione della nostra vita.  

massaggio

Riconoscere i propri bisogni partendo dal corpo.

Attraverso il corpo, ricontattiamo i nostri reali bisogni interni, molto spesso finiti sullo sfondo della quotidianità, oppure completamente dimenticati o annullati.

Nell’esperienza del corpo ritroviamo quei preziosi ingredienti che ci occorrono per acquisire consapevolezza, responsabilità e presenza. Viviamo uno spazio e un tempo in cui possiamo permetterci, senza maschere, di esprimere i nostri bisogni, desideri, vissuti emotivi e ricordi.

Attraverso il corpo, prende forma la narrazione della nostra storia, di noi stessi, e in questo nuovo spazio, nuove possibilità emergono, ci si sente liberi di essere, di trasformare ciò che non risuona più con il nostro cuore, di seguire una strada diversa, più vicina ai nostri valori e alla nostra natura.

schiena

La cura dello spazio.

Il luogo e la modalità con cui offriamo alla persona un trattamento manuale, può fare la differenza. Chi risponde al bisogno di ricevere un massaggio, è alla ricerca di uno spazio che sappia accogliere, contenere, in cui sentirsi a proprio agio, fiducioso di ciò che riceverà.

E’ opportuno che il luogo sia curato, accuratamente igienizzato, non eccessivamente arredato, in modo che la mente di chi vi accede possa farsi spaziosa, respirare. E’ preferibile il vuoto al pieno. La scelta di materiali naturali e colori tenui, tendenti al bianco, potrebbero essere la scelta migliore.

Un luogo silenzioso, lontano da rumori disturbanti, favorisce l’ascolto di sé, del proprio corpo, dei propri pensieri, delle proprie emozioni. La scelta accurata di una musica, può essere opportuna, se non utilizzata per coprire l’imbarazzo del silenzio. La funzione della musica è quella di favorire il processo di ascolto, non quella di riempire un vuoto silenzioso. Il silenzio talvolta è il miglior sottofondo che può accompagnare un trattamento corporeo.

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La cura del tempo.

Uno spazio curato e accogliente, non offre molto, se chi lo abita non dona il proprio tempo con presenza, dedizione, professionalità e gentilezza.

La cura di sé, passa anche, e soprattutto, attraverso la qualità del tempo e della presenza, che un operatore sceglie di donare alla persona che si affida alle sue mani.

Esserci con il corpo, con la mente e con il cuore, è l’ingrediente fondamentale e imprescindibile affinché la persona che riceve un massaggio, possa fare un’autentica esperienza di ascolto e cura di sé.

massaggio e cura di sè
Le qualità di un professionista del massaggio.

Come in ciascuna professione, è opportuno scegliere con cura a chi vogliamo affidare un nostro bisogno, affinché possa essere colmato. Un operatore del massaggio, che svolge con cura e dedizione il proprio lavoro, dovrebbe sviluppare e coltivare alcune fondamentali qualità.

Le conoscenze tecniche sono senz’altro importanti, ma da sole non bastano. E’ necessario che il professionista abbia sviluppato anche i valori dell’empatia, dell’ascolto profondo, del rispetto e della presenza.

Quando eseguiamo un trattamento corporeo, stiamo donando all’altro, principalmente il nostro tempo, il nostro essere lì, presenti e consapevoli. Queste qualità favoriscono “il senso di cura di sé”, quando si riceve un massaggio.

Se aspiri a sviluppare e coltivare i valori e le qualità di un qualificato operatore del massaggio, con dedizione e professionalità, conoscere il percorso formativo della Scuola Educam, potrebbe essere un’azione valida e un concreto inizio.

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Gli oli essenziali e il corpo.

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Cosa sono gli oli essenziali e come riconoscerne la purezza.

Prima di descrivere la relazione tra gli oli essenziali e il corpo, potrebbe essere utile condividere alcune informazioni di base, relative al mondo delle essenze.

Gli oli essenziali sono le sostanze liquide volatili estratte dalle piante, in tutte le loro parti: come ad esempio semi, corteccia, foglie, steli, radici, fiori, frutto. Uno dei fattori che determina la purezza e il valore terapeutico di un olio essenziale, sono i suoi costituenti chimici.

Tali costituenti infatti possono essere condizionati da un alto numero di variabili. La parte (o le parti) della pianta da cui è stato prodotto l’olio, le condizioni del suolo, l’uso di fertilizzanti (organici o chimici). La regione geografica, il clima, l’altitudine, la stagione, il metodo della raccolta, e infine il processo di distillazione.

Quando si parla di applicazione degli oli essenziali nell’ambito della salute della persona, di oli essenziali in relazione al corpo umano, ecco che la necessità di utilizzare oli purissimi e di grado terapeutico diviene primaria.

Occorre pertanto distinguere gli oli essenziali puri da quelli che non lo sono, e che vengono acquistati soltanto per le loro qualità aromatiche. Tali oli, ad esempio, potranno avere lo stesso profumo gradevole, ma saranno privi della maggior parte dei costituenti chimici necessari a produrre i risultati terapeutici desiderati.

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I benefici degli oli essenziali.

Gli oli essenziali, correttamente applicati, possono sostenere l’organismo in molteplici modalità. Ad esempio, favoriscono il rilassamento e una buona funzionalità immunitaria, riducono le tensioni psico-fisiche, sviluppano un sano metabolismo. Favoriscono una sana espressione emotiva, la corretta funzionalità di muscoli e articolazioni, aiutano a ridurre lo stress.

I costituenti degli oli essenziali, hanno infatti la capacità di influire su ogni cellula del corpo nell’arco di venti minuti, per poi essere metabolizzati come gli altri nutrienti.

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Le essenze e il cervello.

Gli oli essenziali influiscono anche sul cervello. Cerchiamo di comprendere come e perché.

La barriera ematoencefalica è il meccanismo preposto che funge da filtro tra il sangue in circolo e il cervello. La sua funzione è quella di impedire che alcune sostanze dannose possano raggiungere il tessuto cerebrale e il liquido cerebrospinale. Occorre specificare che non tutte le piccole molecole riescono ad attraversare tale barriera.

A tal proposito, il Dottor William M. Pardridge, esperto nella ricerca sulla barriera ematoencefalica, affermò, nell’anno 2003, che lo sviluppo di nuovi farmaci per il cervello non si era tenuto al passo con i progressi compiuti dalle neuroscienze molecolari. Egli affermava, infatti, che la maggior parte dei nuovi farmaci scoperti, non attraversava la suddetta barriera, e che la capacità di tale attraversamento è essenziale per la cura delle malattie e dei disturbi che interessano il cervello.

Alla luce di tale premessa, è rilevante sapere che i costituenti chimici, conosciuti come sesquiterpeni, comunemente presenti in alcuni oli essenziali (come ad esempio l’incenso e il sandalo) hanno la capacità di oltrepassare tale barriera.

I sesquiterpeni, dunque, sono in grado di interagire direttamente con le cellule cerebrali, generando così effetti terapeutici sul cervello. Si è osservato che essi agiscono con i ricettori dei neurotrasmettitori, nello specifico quelli della glicina, della dopamina e della serotonina.

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L’olfatto, il senso del ricordo.

Quando parliamo della relazione tra gli oli essenziali e il corpo, è bene ricordare che, anche se i costituenti chimici di un olio essenziale non riescono ad attraversare la barriera ematoencefalica, l’essenza può agire comunque sul cervello. Questo è possibile attraverso l’attivazione del bulbo olfattivo, dal momento che odori ed emozioni vengono elaborati in strutture cerebrali simili, situate nel sistema limbico.

Esso è un sistema costituito da un gruppo di strutture tra loro correlate, situate nel cervello e responsabili di elaborare emozioni, ricordi e odori. Il senso dell’odorato è unico. Nessun altro sistema sensoriale realizza un genere di contatto così diretto e intenso con i sub-strati neurali delle emozioni e dei ricordi.

Questo potrebbe spiegare perché i ricordi evocati dall’olfatto abbiano una potenza emotiva solitamente molto forte. Nel sistema limbico del cervello, si trova inoltre una ghiandola chiamata amigdala che riveste un ruolo fondamentale nell’immagazzinamento e nella liberazione dei traumi emotivi.

Uno dei modi per stimolare questa ghiandola consiste proprio nell’uso di una fragranza o nell’attivazione del senso dell’odorato. Gli oli essenziali possono essere pertanto, uno strumento straordinario per riuscire a sbloccare e lasciar andare anche traumi legati alla componente emotiva.

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L’applicazione degli oli essenziali sulla pelle.

La modalità di applicazione degli oli essenziali direttamente sulla pelle, è detta topica. Una delle applicazioni topiche più efficaci, è senz’altro quella del massaggio.

Esso stimola muscoli, pelle e tessuto connettivo, attraverso varie tecniche, per favorire il benessere, la salute, l’equilibrio e la connessione psico-fisica della persona. Gli oli essenziali applicati mediante massaggio, possono dunque ampliare di gran lunga i benefici del trattamento corporeo.

Solitamente per creare in maniera semplice un olio da massaggio, che racchiuda i benefici degli oli essenziali, occorre diluire alcune gocce dell’essenza desiderata in un olio vettore puro, come ad esempio l’olio di mandorla o di cocco.

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Alcuni oli essenziali di più frequente utilizzo.

Arancio (Orange) o Arancio Selvatico, Citrus Sinensis. Appartiene alla famiglia botanica delle Rutacee (agrume). Metodo di estrazione: spremitura a freddo dalla scorza. Usi primari comuni: ansia, digestione (lenta), paura, palpitazioni cardiache, insonnia, menopausa, nervosismo, rinvigorente, astinenza. Le sue proprietà principali sono: antidepressivo, antisettico, antispasmodico, digestivo, sedativo, tonico, agisce sull’apparato digerente e il sistema immunitario, sulla pelle e sull’equilibrio emotivo, ha un effetto calmante e rinvigorente per il corpo e la mente.

Lavanda (Lavander), Lavandula Angustifolia. Appartiene alla famiglia botanica delle Labiate (menta). Metodo di estrazione: distillazione in corrente di vapore dalla prima fioritura. Usi primari comuni: abusi, agitazione, ansia, aritmie, ustioni, convulsioni, concentrazione, insonnia, stress mentale, sbalzi di umore, tachicardia. La lavanda è per eccellenza, un olio che potremmo definire “universale” conosciuto tradizionalmente per equilibrare il corpo laddove necessario.

Se vuoi imparare a utilizzare con competenza gli oli essenziali, integrandoli alla tecnica del massaggio, il Percorso Formativo Educam potrà offrirti questa possibilità.  

Contatti educam

Nota Bibliografica:

Modern Essentials, Aroma Tools, ottava edizione, 2017; Andradea et al., 2011; Sell, 2006; Pengelly, 2004; Onocha et al., 2011; Kohlert et al., 2000; Onocha et al., 2011; Jager et al., 1992; Jager et al., 1996; Wang et al., 2012; Zhang et al., 2009; Pause et al., 2003; Herz et al., 1996; LeDoux, 2003; LeDoux et al., 1988; Iwata et al., 1986; LeDoux et al., 1989; Kadohisa, 2013.

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Come diventare osteopata

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Normative, leggi, disegni di legge e quant’altro, si parla di osteopatia sanitaria, di istituzione di corsi di laurea, ma ad oggi come si fa a diventare osteopata?

Breve introduzione all’osteopatia

L’osteopatia è stata sviluppata da Andrew Taylor Still, un medico chirurgo degli Stati Uniti d’America, che ha costituito la prima scuola nel 1982.

L’osteopatia è una terapia manuale di “diagnosi e trattamento”, rispettala relazione tra corpo mente e spirito, stimolando la capacità intrinseca dell’organismo di auto-guarire.

L’osteopata utilizza un’ampia varietà di tecniche manuali, per migliorare le funzioni fisiologiche a supporto dell’omeostasi, alterata dalle disfunzioni somatiche.

Non dobbiamo pensare solo ad ossa e articolazioni, l’osteopata si prende cura anche di: 
strutture miofasciali, strutture vascolari, neurologiche, linfatiche e viscerali.

Concetto fondamentale dell’osteopatia, come ogni approccio olistico, è che la terapia è paziente-centrica, e che ogni essere umano è unico, una unità funzionale dinamica, in cui tutte le parte sono correlate tra loro.

La formazione per diventare osteopata

Attualmente la formazione in osteopatia è a carico di istituti privati;
che seguendo le direttive dettate dall’OMS provvedono a formare professionisti nel pieno delle competenze e abilità. (qui il testo completo)

Il corso, quinquennale, permette allo studente di apprendere le scienze di base, la filosofia osteopatica, i test e le tecniche adatti.

Prima di iniziare la parte pratica, sezione fondamentale del percorso, è importante sapere esattamente anatomia e fisiologia del distretto analizzato.

Ogni manipolazione dovrà rispettare parametri esatti, adattati all’utente.

Un bravo professionista osteopata deve saper riconoscere bandiere gialle e rosse, cioè, conoscere patologie del segmento analizzato e saperle riconoscere.
L’obiettivo è poter agire in totale sicurezza per l’utente e in caso poter provvedere alla collaborazione di specialisti specifici.

Chi può accedere alla formazione in osteopatia?

L’unico parametro fondamentale per accedere alla formazione e diventare osteopata è il diploma di scuola media superiore;
pertanto non è richiesto nessun pregresso e nessuna laurea specifica.

Ovviamente ci sarà una differenziazione di monte ore, di esami e di frequentazione tra gli studenti senza pregresso sanitario e con pregresso sanitario.

L’OMS suddivide gli studenti in:

Type 1: diplomati alle scuole medie superiori, laureati in altre discipline non sanitarie

Type 2: laureati in discipline sanitarie.

I laureati in scienze motorie saranno incluso nel Type 1 anche se presenterà esoneri e un monte ore lievemente inferiore ai colleghi non laureati.

Il tirocinio – parte centrale del percorso

Diventare osteopata vuol dire seguire un percorso dove la pratica fa da regina, perciò il tirocinio è una parte che prende un’importanza fondamentale.

Il percorso formativo di un istituto di qualità prevede un monte ore di tirocinio a seconda della categorizzazione (Type 1 – Type 2) .
I discenti sono tenuti a partecipare attivamente, sia che si tratti di pratica che di teoria.

Il tutor è la figura di riferimento, gestirà studenti e attività al fine di garantire il massimo dell’apprendimento e della qualità.

Il tirocinio è una fonte di approfondimento e di dibattito su argomenti specifici trattati durante le lezioni frontali.

È  il momento in cui gli studenti, di ogni anno di appartenenza, possono mettere in pratica quanto appreso durante la lezione.

Per gli ultimi anni di corso, il tirocinio diventa clinico, in quanto viene svolta una visita completa, talvolta con utenti esterni al percorso formativo, il tutto seguiti da un osteopata esperto.

Fare la scelta giusta

Prima di scegliere dove studiare bisogna informarsi su come è strutturato il corso, la durata, la qualità dei docenti e la qualità dei titoli rilasciati. Informati ora

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